Sorprendente inchiesta sulla gioventù europea da parte di uno degli inventori del mondo-movie
Paolo Cavara è una figura eccentrica e stimolante nel panorama cinematografico italiano. Alle sue prime esperienza alla regia, è con Gualtiero Jacopetti tra i creatori del mondo-movie, cioè la reinvenzione del documentario come film di exploitation. Girerà poi una riflessione su realtà e falsificazione (il sorprendente L’occhio selvaggio), per poi prestarsi al cinema di genere con buona personalità. Tra l’esperienza con Jacopetti e L’occhio selvaggio, si inserisce I malamondo, una sorta di inchiesta sociologica ruvida e sorprendente sulla gioventù d’Europa intrisa di angosce, solitudine, coraggio, assurdità, indolenza, spirito iconoclasta. Cavara li osserva con disincanto, ma senza appiccicarvi giudizi precostituiti. Certo, si appassiona spesso alle “stranezze”, ma non è quello che piace anche a noi?
Una incalzante inchiesta sui ragazzi europei e sui loro diversi modi di vita. I festeggiamenti in abiti discinti degli studenti di Cambridge, le cliniche motivazionali animate da donne assai desiderabili, le gare di motocicletta organizzate per accaparrarsi trofei femminili, le burbe dell’università di Heidelberg battezzate con uno sfregio in volto, Adriano Celentanto e il suo Clan che cantano “Sabato triste”…