Il lungometraggio d’esordio del premio Oscar Giuseppe Tornatore ci porta nei meandri della malavita organizzata prendendo spunto dalla vita di Raffaele Cutolo, il fondatore della Nuova Camorra Organizzata, che furoreggiò tristemente negli anni ’80. Tratto da un libro del giornalista Giuseppe Marrazzo che fece infuriare Cutolo, il film si pone al centro di una linea ideale che parte dal Padrino e arriva a Gomorra, senza trascurare la lezione del cinema d’impegno civile e le incursioni spettacolari nel cinema d’azione. Con ritmo serrato e sguardo asciutto, esplora l’enigma di un uomo terribile che idolatra il cervello e disprezza il cuore, un imprenditore del male che getta una luce sinistra ma autentica sulla storia del nostro paese. Costruito in due versioni (per il grande e per il piccolo schermo), ebbe una vicenda distributiva travagliata: fu estromesso presto dalle sale in seguito a querela e non approdò mai in televisione. Il tempo ci ha dimostrato tutta la sua grandezza.
L’ascesa e la caduta del “Professore”, boss camorrista che inizia la sua epopea criminosa in carcere, evade, governa dalla latitanza un impero del male che si ramifica fino agli Stati Uniti, ingaggia guerre spietate con i cartelli rivali, tratta per conto dello stato con le Brigate Rosse e finisce i suoi giorni in un carcere di massima sicurezza, tradito anche dai suoi uomini storicamente più fedeli.