Da Federico Moccia, l’autore di Tre metri sopra il cielo, uno dei più grandi cantori dell’adolescenza, una commedia sulla difficile arte di essere giovani
Prendi un gruppo ben assortito di studenti liceali e portaci con loro nella magica e terribile età dell’adolescenza: è un filone a cui cinema e televisione si sono spesso prestati con profitto, nei decenni. Cambiano le mode e i costumi, ma il nocciolo si preserva tenace: nel momento fatale che precede l’età adulta, la vita è uno spettacolo al tempo stesso contorto come un dolore che ti serra lo stomaco e semplice come la bellezza di un sentimento che ti illumina il mattino. Di questa poetica, Federico Moccia è uno dei leader nazionali incontrastati. Dopo aver firmato due trionfali prodotti tv che sono diventati espressione mitica del genere (I ragazzi della 3ª C e College), con Classe mista 3ª A l’autore romano continua a esplorare con piglio leggero un universo giovanile più avvezzo all’avventura amorosa che ai banchi di scuola, in un racconto corale che mette assieme bulletti zoticoni, secchioni sfigatelli, ragazze tanto carine da meritarsi il soprannome di Monroe, professori riprovevoli che non esitano a portarsi a letto le allieve. Pochi anni prima di questo film, Moccia aveva scritto un romanzo uscito in sordina, dal titolo Tre metri sopra il cielo: una bomba editoriale che scoppierà solo una decina d’anni dopo, diventando un caso internazionale, e catapultando il suo autore tra i grandi cantori del mondo giovanile.
È l’anno dell’esame di maturità per i ragazzi di un liceo classico romano. Nell’attesa, si consumano speranze e pene d’amore.