NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE

NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE

Regia di

Ettore Maria Fizzarotti

Anno

1966

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Il punto d’incontro tra il musicarello e la commedia anni ‘30 di Mario Camerini

I successi di Caterina Caselli, il Casco d’Oro della canzone italiana, al servizio di una freschissima avventura sentimentale tra gli scaffali dei grandi magazzini

Col solito perfetto tempismo, il musicarello coglie al volo il successo discografico del momento e lo trasforma in film. È con il brano “Nessuno mi può giudicare” che Caterina Caselli si presenta a Sanremo, conquistandosi l’appellativo di Casco d’Oro e triturando la concorrenza per numero di dischi venduti (il festival però lo vincono Gigliola Cinquetti e Domenico Modugno, con “Dio, come ti amo”, che darà vita a un altro film). L’esperto del settore Ettore Maria Fizzarrotti cuce attorno alla canzone una contrastata vicenda sentimentale ambientata in misura preponderante alla Standa: stranamente, si respira un’aria da commedia anni ‘30 alla Mario Camerini, e l’impeto giovanilista del successone discografico finisce in secondo piano. In realtà, risulta defilata anche la cantante, forse perché poco a suo agio nei panni della biondina per la quale struggersi d’amore. La scalza nel ruolo da protagonista Laura Efrikian, presenza fissa e garantita della commedia canterina di quegli anni. La Caselli ha comunque modo di rifarsi suggellando il bacio finale con la canzone che dà il titolo al film ed esibendosi in un altro dei suoi grandi successi, “Perdono”, con addosso una camicia da notte che grida vendetta. Funziona bene anche il lato comico, grazie soprattutto alla presenza di Gino Bramieri, un fan delle automobili che non ha idea di come si guidino.   

Ai grandi magazzini, l’ascensorista appena assunto si innamora di una commessa. Peccato che la ragazza sia bramata anche dall’ispettore, che non esita a praticare menzogna e ricatto pur di avere la meglio.

Il punto d’incontro tra il musicarello e la commedia anni ‘30 di Mario Camerini

I successi di Caterina Caselli, il Casco d’Oro della canzone italiana, al servizio di una freschissima avventura sentimentale tra gli scaffali dei grandi magazzini

Col solito perfetto tempismo, il musicarello coglie al volo il successo discografico del momento e lo trasforma in film. È con il brano “Nessuno mi può giudicare” che Caterina Caselli si presenta a Sanremo, conquistandosi l’appellativo di Casco d’Oro e triturando la concorrenza per numero di dischi venduti (il festival però lo vincono Gigliola Cinquetti e Domenico Modugno, con “Dio, come ti amo”, che darà vita a un altro film). L’esperto del settore Ettore Maria Fizzarrotti cuce attorno alla canzone una contrastata vicenda sentimentale ambientata in misura preponderante alla Standa: stranamente, si respira un’aria da commedia anni ‘30 alla Mario Camerini, e l’impeto giovanilista del successone discografico finisce in secondo piano. In realtà, risulta defilata anche la cantante, forse perché poco a suo agio nei panni della biondina per la quale struggersi d’amore. La scalza nel ruolo da protagonista Laura Efrikian, presenza fissa e garantita della commedia canterina di quegli anni. La Caselli ha comunque modo di rifarsi suggellando il bacio finale con la canzone che dà il titolo al film ed esibendosi in un altro dei suoi grandi successi, “Perdono”, con addosso una camicia da notte che grida vendetta. Funziona bene anche il lato comico, grazie soprattutto alla presenza di Gino Bramieri, un fan delle automobili che non ha idea di come si guidino.   

Ai grandi magazzini, l’ascensorista appena assunto si innamora di una commessa. Peccato che la ragazza sia bramata anche dall’ispettore, che non esita a praticare menzogna e ricatto pur di avere la meglio.


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