Assieme al Sorpasso, uno degli esiti, in assoluto, più incisivi della commedia all’italiana.
Dietro l’apparente frivolezza balneare, si nascondono i nuovi mostri.
Dietro l’apparente campionario da farsetta balneare e il tono da film di facile evasione, L’ombrellone nasconde una pungente crudeltà. Scrive il critico Adriano Aprà: “In questo film ciò che era affascinante è divenuto sgradevole: le automobili non hanno più provetti guidatori, le spiagge sono troppo affollate, le belle ragazze sono eccessivamente provocanti o si alternano a troppo mature concorrenti, le canzoni sono invadenti e ossessive”. Sembra Il sorpasso, ma peggio. L’ombrellone si distingue, dunque, come uno degli esiti più incisivi della commedia all’italiana. La spiaggia diventa una sorta di metafora della mostruosità nazionale, un carnaio che in fin dei conti ha perso la capacità di divertirsi.
L’ingegner Marletti riesce a raggiungere per un paio di giorni la moglie in villeggiatura sulla spiaggia di Riccione. La trova però strana, e comincia a sospettare il tradimento. In effetti, alla donna gli spasimanti non difettano. Ma questo vorrà dire per forza essere cornuti?