Un’occasione imperdibile per riscoprire il genio comico surreale e scatenato di Tino Scotti
Il grande umorista Achille Campanile l’aveva soprannominato “Tino Scatti”, per quella sua capacità di far ridere spingendo sempre al massimo il piede sull’acceleratore, con vitalità convulsa, parlantina frenetica, quasi sull’orlo dell’isteria. Scotti è ricordato soprattutto per aver impersonato a teatro, al cinema e in televisione il personaggio del “bauscia” milanese, lo spaccone simpatico e cialtrone: ma le sue creazioni sono sempre state caratterizzate da una raffinatezza comica sorniona e avversa alla banalità. Il tallone di Achille ci offre l’occasione imperdibile per ammirare l’arte di Tino Scotti nel punto d’intersezione tra cinema e teatro di rivista. È uno scatenato sberleffo alla morte, uno spernacchio ai potenti, un inno al godimento e alla dissennatezza, un elogio alla follia, un concentrato di svolazzi surreali. Una riscoperta da affrontare con le cinture allacciate.
Il Cavaliere Achille medita il suicidio, ma viene bloccato dal losco Serafino: costui gli propone di firmare una polizza di assicurazione sulla vita in suo favore, in cambio di una settimana di piaceri spesati. Poi, potrà togliersi la vita. Ma i sette giorni di gozzoviglie convincono Achille che morire non è poi così allettante. Oltretutto, un sedicente professore lo convince di essere diventato immortale. Il Cavaliere agisce di conseguenza, lanciandosi nelle imprese più folli.