Una grande occasione per rivivere tutta la grandezza artistica de Eduardo De Filippo, in questo adattamento per il grande schermo di una sua commedia teatrale
Tutta la vivacità, il cinismo, la sottigliezza e la tenerezza del maestro del teatro napoletano
Sogno di una notte di mezza sbornia è l’adattamento cinematografico di una commedia portata in scena dallo stesso Eduardo De Filippo una ventina d’anni prima. Il film si pone in rispettosa continuità rispetto all’originale, riproponendoci quel tipico sguardo al tempo stesso tenero e cinico, vivace e pensoso che Eduardo sa gettare sulla condizione umana: il sogno di affrancarsi da una vita infelice si rivela costantemente vano. Pur se profondamente radicata nel contesto napoletano, questa commedia, come sempre accadde nelle opere di De Filippo, si apre a una dimensione universale con sottigliezza e raffinata sensibilità. La prova degli attori è maiuscola, sia per un vulcanico Eduardo alle prese con lo spettro tenace della morte che incombe, sia per i famigliari (Pupella Maggio, Pietro De Vico, Graziella Marina) presi nel turbine dell’euforia per la ricchezza repentina.
Napoli. Dante Alighieri appare in sogno a Pasquale, un poveraccio in preda ai fumi dell’alcool, e gli suggerisce quattro numeri da giocare al lotto, avvertendolo però che dietro quei numeri si cela anche la data della sua morte. Pasquale vince una somma considerevole, e si trasferisce in un costoso appartamento: ma mentre i famigliari si godono la bella vita, lui non fa altro che pensare a quella fatidica data, che si avvicina…