Il film che ha creato la fantascienza all’italiana
Un delizioso oggetto vintage che funziona ancora egregiamente
Prima di Space Men, la fantascienza cinematografica italiana era un fenomeno più unico che raro. Il buon successo della pellicola di Margheriti permetterà il fiorire di un filone nazionale prezioso, per quanto numericamente limitato. Ambientato completamente in uno spazio sagacemente ricostruito coi pochi mezzi a disposizione (“Nessuna scena di questo film si svolge su quel pianeta del Sistema Solare conosciuto col nome Terra”, assicura la pubblicità), Space Men rinuncia agli alieni e si concentra sul dissidio tra cervello umano e cervello elettronico (senza voler peccare di blasfemia, non vi ricorda un po’ il 2001 di Kubrick?). Forte della consapevolezza che l’uomo, oltre al cervello, ha pure un cuore. Con il suo piglio a tratti western, i suoi modellini di squisito artigianato, i suoi vuoti siderali girati in bianco e nero (“Ci sono colori nello spazio?”, si chiedeva al tempo Margheriti), Space Men non è solo un delizioso cimelio vintage. È un film che continua egregiamente a funzionare.
L’attività a bordo di una stazione spaziale è interrotta da una notizia allarmante. L’astronave Alfa 2 è rimasta priva di equipaggio, e si trova in balia di un computer impazzito che la sta pilotando in ritta di collisione contro la Terra. Urge una missione eroica.