Un noir nerissimo, un viaggio al termine della notte cupo e vorticoso
Alain Delon è perfetto: intenso, assorto, lupo solitario e felino spietato
Tony Arzenta è un eccellente esempio di come il noir possa essere nerissimo. È un film che trasuda cupezza e disperata impotenza, un viaggio solitario al termine della notte contrassegnato da una fotografia efficacemente livida. La confezione è lussuosa, e attraversa suggestivi scenari europei; l’armamentario di agguati, inseguimenti e sparatorie è vorticoso. Ma il film rimane una danza macabra senza orizzonti di riscatto terreno (e forse nemmeno ultraterreno), punteggiata da esplosioni di violenza urticante. Alain Delon (qui anche in veste di produttore) è una perfetta maschera taciturna, pallida, assorta, capace della fredda ferocia del felino e di grandi momenti di intensità emotiva.
Tony Arzenta è un killer al soldo di una potentissima organizzazione dedita al crimine internazionale. Decide di uscirne, ma sa troppe cose. I boss per i quali lavorava gli fanno saltare in aria la macchina, ma cadono vittime dell’attentato solo la moglie e la figlia di Tony. La vendetta dell’uomo è terribile: a uno a uno, per mano sua, cadono i pezzi grossi dell’organizzazione. Sembra tutto finito, ma…