Un Totò sorprendente e unico, che allenta la sua maschera scatenata per costruire un personaggio più sfumato, più realistico, ugualmente formidabile
Questo film del sempre abile Mario Mattoli, ci mette di fronte a un Totò che allenta la maschera scatenata che l’ha reso giustamente celebre. E ci consente di stupirci per quanto, anche così, sia formidabile. Più sfumato, più realistico. Meno marionetta, meno macchina da gag. Alle prese con la vecchiaia, con l’ombra della morte che incombe, col desiderio di vivere in pace i suoi ultimi anni accanto a una vedova che ama a prescindere dall’avvenenza (ma è Ave Ninchi, e un buon aggettivo per descriverla è: stupenda). Totò non rinuncia alle geniali intemperanze verbali (con inedite scivolate nel parlato toscano, trattandosi di un napoletano trapiantato a Firenze da 25 anni): ma lo fa con una sobrietà e una misura che rendono questo film unico.
Due vedovi si sposano. I nipoti, per motivi di interesse, cercano di dividerli con infondate malignità. Non ci riusciranno.
Un Totò sorprendente e unico, che allenta la sua maschera scatenata per costruire un personaggio più sfumato, più realistico, ugualmente formidabile
Questo film del sempre abile Mario Mattoli, ci mette di fronte a un Totò che allenta la maschera scatenata che l’ha reso giustamente celebre. E ci consente di stupirci per quanto, anche così, sia formidabile. Più sfumato, più realistico. Meno marionetta, meno macchina da gag. Alle prese con la vecchiaia, con l’ombra della morte che incombe, col desiderio di vivere in pace i suoi ultimi anni accanto a una vedova che ama a prescindere dall’avvenenza (ma è Ave Ninchi, e un buon aggettivo per descriverla è: stupenda). Totò non rinuncia alle geniali intemperanze verbali (con inedite scivolate nel parlato toscano, trattandosi di un napoletano trapiantato a Firenze da 25 anni): ma lo fa con una sobrietà e una misura che rendono questo film unico.
Due vedovi si sposano. I nipoti, per motivi di interesse, cercano di dividerli con infondate malignità. Non ci riusciranno.
