Tenera e godibile commedia rosa che nasce da una costola del trionfale Pane, amore e fantasia
Clima strapaesano, attori in grande spolvero, un pizzico di sensualità e qualche classico della canzone napoletana sono le frecce all’arco di questo film
Allora il termine non esisteva, ma Tuppe tuppe marescià è uno spin-off del trionfale Pane, amore e gelosia. Ci concentriamo sul maresciallo Stelluti, che nel capostipite aveva un ruolo più defilato e sembrava destinato a far sua la magnifica Bersagliera interpretata da Gina Lollobrigida. Lo ritroviamo solo, abbandonato, bisognoso di nuove soddisfazioni sentimentali. Peppino De Filippo, nel ruolo dell’emigrato che torna arricchito, si eleva su tutti per la qualità comica della sua recitazione. Giovanna Ralli, la barista procace, porta nel film un’ondata di vivace sensualità. Il clima strapaesano, la bravura degli interpreti e l’attenta scrittura ci restituiscono un film tenero e godibile fino in fondo, sorretto da una fluidità di racconto di ottima efficacia. Il titolo è preso, con lieve storpiatura, da una canzone che quello stesso anno aveva conosciuto un grande successo, cantata nel film assieme ad altri brani diventati ormai classici della canzone napoletana.
Sagliena, un paesino dell’Italia centrale. Al maresciallo dei carabinieri Stelluti, mollato con suo grave scorno dalla Bersagliera, piace la barista Maria, ma è troppo timido per dichiararsi. Tutto il contrario di Percuoco, tornato dalla Francia dove ha fatto i soldi, che la chiede in sposa senza tanti preamboli. Vistosi respinto, Percuoco si ingegna nella concorrenza sleale: apre un bar vicino a quello di Maria e assume Carmelina, che con la sua spregiudicatezza non fatica a rubare i clienti. Il maresciallo riuscirà comunque a soddisfare i propri intenti amorosi.