Un classico del teatro popolare drammatico in una rilettura efficace che mescola commozione, avventura e seduzione
Il dramma teatrale scritto da Adolphe d’Ennery ed Eugène Cormon, e portato per la prima volta sulle scene nel 1874, ha trovato nuova linfa al cinema in svariate occasioni, a partire da una prima versione muta del 1921 diretta da D.W. Griffith e interpretata da Lilian e Dorothy Gish. Dopo le riletture per il grande schermo di Jacques Touneur, Carmine Gallone, Giacomo Gentilomo e Renato Freda, l’ultima in ordine di tempo vede alla regia Leolpoldo Savona, esperto frequentatore del cinema di genere italiano. E il film, in effetti, cavalca con ritmo e sicurezza le tortuose e drammatiche vicende delle due protagoniste, mescolando efficacemente gli elementi della commozione, dell’avventura, della ricostruzione storica e della seduzione. Complici, nei ruoli principali, Isabella Savona e Patrizia Gori, che con la loro bellezza tipicamente anni ‘70, creano un furioso cortocircuito con l’ambientazione settecentesca.
Giunte a Parigi prima dello scoppio della Rivoluzione francese, due orfanelle si ritrovano divise: una delle due finisce tra le grinfie di un nobile brutale; l’altra è preda di una megera avvinazzata che la costringe a fare l’elemosina. Dovranno superare numerose disavventure prima di vedere uno spiraglio di giustizia.