LO ZINGARO

LO ZINGARO

Regia di

José Giovanni

Anno

1975

Genere

Poliziesco

Categoria

Cinema


sinossi

Uno straordinario Alain Delon si cala nella pelle dello zingaro che fa impazzire la polizia francese

Un poliziesco teso che affonda il suo sguardo in una realtà sociale complessa e scottante

Tratto da un romanzo del regista, che così riassume le sue intenzioni: “Dalla sua infanzia, il mio eroe ha imparato che, per lui e per quelli della sua razza, la società non concedeva che dei campi abbandonati e delle discariche. Ne consegue un odio risoluto contro questa società alla quale dichiara una guerra aperta”. Ne consegue anche un poliziesco teso e profondo, dominato dalla presenza di Alain Delon nei panni del protagonista, in una delle sue interpretazioni in assoluto più complesse ed esaltanti. Scrive il critico Roberto Chiesi, che al divo francese ha dedicato un’approfondita monografia: “Delon si cala con straordinaria mimesi fisica nella pelle del personaggio, nella rabbia sommessa e amara con cui parla agli altri gitani del disprezzo che li circonda: un lupo che si esprime con sguardi o con paurosi sorrisi di sarcasmo. Ma è straordinario anche nelle sequenze di emozione pura”.

Evaso con due compagni, lo zingaro Hugo Sennart da due anni è braccato dalla polizia. Tiene in scacco le forze di polizia con una serie di rapine che per lui sono anche un’azione di vendetta sociale e un modo per distribuire risorse al suo clan. Un tenace commissario riesce infine a localizzare il suo ultimo rifugio. Nella sparatoria finale, Sennart è l’unico della sua ghenga a farla franca. Da lontano assisterà allo smantellamento del campo nomadi della sua gente.

Uno straordinario Alain Delon si cala nella pelle dello zingaro che fa impazzire la polizia francese

Un poliziesco teso che affonda il suo sguardo in una realtà sociale complessa e scottante

Tratto da un romanzo del regista, che così riassume le sue intenzioni: “Dalla sua infanzia, il mio eroe ha imparato che, per lui e per quelli della sua razza, la società non concedeva che dei campi abbandonati e delle discariche. Ne consegue un odio risoluto contro questa società alla quale dichiara una guerra aperta”. Ne consegue anche un poliziesco teso e profondo, dominato dalla presenza di Alain Delon nei panni del protagonista, in una delle sue interpretazioni in assoluto più complesse ed esaltanti. Scrive il critico Roberto Chiesi, che al divo francese ha dedicato un’approfondita monografia: “Delon si cala con straordinaria mimesi fisica nella pelle del personaggio, nella rabbia sommessa e amara con cui parla agli altri gitani del disprezzo che li circonda: un lupo che si esprime con sguardi o con paurosi sorrisi di sarcasmo. Ma è straordinario anche nelle sequenze di emozione pura”.

Evaso con due compagni, lo zingaro Hugo Sennart da due anni è braccato dalla polizia. Tiene in scacco le forze di polizia con una serie di rapine che per lui sono anche un’azione di vendetta sociale e un modo per distribuire risorse al suo clan. Un tenace commissario riesce infine a localizzare il suo ultimo rifugio. Nella sparatoria finale, Sennart è l’unico della sua ghenga a farla franca. Da lontano assisterà allo smantellamento del campo nomadi della sua gente.


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