Una farsa spassosa e intelligente che esplora i contorti legami tra gli italiani e il sesso
Se cercate nelle pieghe del cinema popolare il regista che con maggior perseveranza ha cercato di dipanare la complessa matassa che lega gli italiani e il sesso, Pasquale Festa Campanile è il nome giusto. Senza negare le evidenti ricadute positive commerciali che l’esplorazione della tematica si porta appresso, i film di Festa Campanile si beano del grottesco e si inzuppano nel ridanciano per intrattenere e al tempo stesso farci riflettere in uno specchio deformante ma non troppo. La grande scommessa qui è la scelta di Flavio Bucci nel ruolo del protagonista sciupafemmine napoletano, un rischio di miscasting clamoroso che si rivela invece vincente.
Gennarino, padre di nove figli, di lavorare non ne vuole sapere. Preferisce di gran lunga andare a letto con le vicine di casa, che molto apprezzano le sue innate doti amatorie. La moglie Agatina, che si ammazza invece di fatica, decide di mettere a frutto l’unica abilità del coniuge, organizzandogli, a sua insaputa, incontri sessuali a pagamento.