Gli eroi cinici e crudeli del western all’italiana incontrano il mito di Don Giovanni
Originale e appassionante, uno degli spaghetti western che ha meglio resistito allo scorrere del tempo
A John il bastardo non mancano affatto le virtù meglio riconosciute del western all’italiana: ritmo, sparatorie, umorismo cinico, vendetta, violenza, una narrazione intrigante, una colonna sonora efficace, l’accuratezza grafica che talvolta costeggia il delirio… Ma gli ingredienti tipici del genere si arricchiscono in questo caso di una sfumatura inaspettata, che l’abile Armando Crispino riesce ad amalgamare nel racconto senza tradirne la credibilità; il protagonista è un donnaiolo impenitente, una variante in salsa western del Don Giovanni di Tirso de Molina. E tra i tanti aggettivi che si possono attribuire al personaggio, “bastardo” è tra i più azzeccati. Non ci si allarmi, però: il film funziona benissimo anche se non siamo dotati di un fine palato letterario. Anzi, è proprio la sua brillante capacità di intrattenere che lo ha portato ad essere uno degli spaghetti western che meglio ha resistito allo scorrere del tempo.
Lo sciupafemmine John ha sempre covato in cuore una rabbia feroce per il marchio infamante di “bastardo” che si porta appresso. Quando scopre che suo padre è un ricco possidente, mette in atto un piano diabolico per rovinare quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia.