Folco Quilici, il maestro del documentario, ci accompagna in un paradiso polinesiano per una favola ecologista sempre attuale e inebriante
Folco Quilici è stato il più grande documentarista italiano (e uno dei maggiori al mondo), animato da un incessante spirito d’avventura, sempre attento ad esplorare il legame prezioso e precario tra l’uomo e l’ambiente naturale. Un’attitudine che ha rinnovato anche nelle sue incursioni nel cinema di finzione, che trovano in Ti-Koyo uno degli esiti migliori. Tratto da un romanzo di Clement Richer adattato da Italo Calvino, girato nel paradisiaco scenario delle isole Tuamotu (Polinesia francese), il film è una favola ecologista dalla forza visiva inebriante, un accorato richiamo al rispetto e all’amicizia per contrastare le minacce letali dell’egoismo e del profitto. Bellezza e giustezza che il tempo non ha scalfito.
Su un’isola del Pacifico, può accadere che un bambino e un pescecane diventino amici. La loro vicinanza si consolida negli anni. Il ragazzo e lo squalo si danno manforte nella raccolta delle ostriche contenenti madreperla. Ma dovranno vedersela con l’avidità dei commercianti senza scrupoli.