L’EREDITA’ FERRAMONTI

L’EREDITA’ FERRAMONTI

Regia di

Mauro Bolognini

Anno

1976

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Una rievocazione storica impeccabile, dove bellezza e corruzione si stringono in un abbraccio mortale

Un cast di grandi stelle, con una Dominque Sanda irresistibilmente demoniaca

Premio per la migliore interpretazione femminile a Dominique Sanda al Festival di Cannes 1976

Nastro d’Argento 1977 ad Adriana Asti come migliore attrice non protagonista

Mario Bolognini, specialista degli adattamenti letterari di prestigio, si cimenta qui con l’opera più importante di Gaetano Carlo Chelli, scrittore verista di fine Ottocento che tra i primi esplorò, con tratti vividi e appassionati, l’ambiente romano in epoca umbertina. Il film, impeccabile nella ricostruzione storica, descrive con sagacia un mondo che, dietro l’opulenza luccicante, è corroso dalla cieca sete di denaro, dalla crudeltà degli intrighi, dall’erompere delle passioni irresistibili. Ennio Guarnieri restituisce il momento storico con una fotografia affascinante e fortemente pittorica. Le musiche di Ennio Morricone sono il perfetto contraltare sonoro alla bellezza malata che aleggia nel film. Il cast è un firmamento: difficile individuare chi brilli di più. Ma un plauso particolare va per forze di cose a Dominque Sanda, demonio machiavellico dal fascino irresistibile.

Roma, fine Ottocento. Gregorio Ferramonti è partito dal nulla e ora ha costruito un’ingente fortuna speculando sui terreni. I suoi tre figli, Pippo, Teta e Mario, sono stati allevati nel culto del denaro, ma hanno sviluppato caratteri diversi. Il padre negli anni ha accumulato disprezzo verso gli eredi, e decide di negar loro l’accesso alle sue ricchezze. La scaltra Irene, moglie di Pippo, è pronta a tutto pur di non lasciarsi sfuggire il patrimonio. 

Una rievocazione storica impeccabile, dove bellezza e corruzione si stringono in un abbraccio mortale

Un cast di grandi stelle, con una Dominque Sanda irresistibilmente demoniaca

Premio per la migliore interpretazione femminile a Dominique Sanda al Festival di Cannes 1976

Nastro d’Argento 1977 ad Adriana Asti come migliore attrice non protagonista

Mario Bolognini, specialista degli adattamenti letterari di prestigio, si cimenta qui con l’opera più importante di Gaetano Carlo Chelli, scrittore verista di fine Ottocento che tra i primi esplorò, con tratti vividi e appassionati, l’ambiente romano in epoca umbertina. Il film, impeccabile nella ricostruzione storica, descrive con sagacia un mondo che, dietro l’opulenza luccicante, è corroso dalla cieca sete di denaro, dalla crudeltà degli intrighi, dall’erompere delle passioni irresistibili. Ennio Guarnieri restituisce il momento storico con una fotografia affascinante e fortemente pittorica. Le musiche di Ennio Morricone sono il perfetto contraltare sonoro alla bellezza malata che aleggia nel film. Il cast è un firmamento: difficile individuare chi brilli di più. Ma un plauso particolare va per forze di cose a Dominque Sanda, demonio machiavellico dal fascino irresistibile.

Roma, fine Ottocento. Gregorio Ferramonti è partito dal nulla e ora ha costruito un’ingente fortuna speculando sui terreni. I suoi tre figli, Pippo, Teta e Mario, sono stati allevati nel culto del denaro, ma hanno sviluppato caratteri diversi. Il padre negli anni ha accumulato disprezzo verso gli eredi, e decide di negar loro l’accesso alle sue ricchezze. La scaltra Irene, moglie di Pippo, è pronta a tutto pur di non lasciarsi sfuggire il patrimonio. 


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