Tratto dall’apprezzatissimo romanzo di Giuseppe Berto (un autentico caso letterario che vinse a stretto giro i prestigiosi premi letterari Viareggio e Campiello), il film di Monicelli non si illude di poterne riproporre le tortuosità sperimentali. Con un approccio sempre attento a tenere in equilibrio profondità espressiva e soddisfazione del pubblico, scompagina a bella posta i confini spesso artificiosi che separano commedia e dramma, con quel mordente beffardo e amaro che è sempre stato il marchio di fabbrica delle sue opere migliori. Si respira un’aria autenticamente nevrotica e ipocondriaca, tra il gioco ironico e la tragedia, sostenuta dall’interpretazione sfrenata di Giancarlo Giannini.
Uno scrittore in crisi soffre di varie nevrosi, quasi si suicida e riesce a rendere disastrosa anche la propria vita sentimentale. L’incontro con uno psicanalista lo aiuta a comprendere la radice dei suoi turbamenti impossibili. Ma servirà a farlo stare meglio?