Pappa e ciccia, alias Lino Banfi e Paolo Villaggio (ma chi dei due è Pappa e chi è Ciccia?), alias due comici dallo stile inconfondibile che da decenni sono entrati stabilmente nel cuore del pubblico. Con loro, una Milly Carlucci in formato francamente delizioso. Il film non tende però a costruire una nuova coppia inedita, come spesso ha invece fatto il cinema comico italiano di quegli anni. I due rimangono sostanzialmente isolati in episodi distinti (a parte concedersi ognuno una particina nel segmento dell’altro) ed hanno così modo di sfoderare appieno i loro modi peculiari di affrontare e subire le pressioni indesiderate del mondo. Banfi resta Banfi, alle prese con una finta identità. Villaggio resta Villaggio (o Fantozzi, se preferite), alle prese con le vacanze low cost. Ogni spettatore ha il suo preferito, insindacabilmente. Ma nessuna aspettativa rimarrà tradita, e si ride ora come allora. Alcuni momenti sono rimasti nel mito della commedia italiana orgogliosamente spiccia.
Nel primo episodio un imbianchino emigrato in Svizzera ha fatto credere ai parenti di aver fatto un mucchio di soldi ma deve ingegnarsi tenere nascosta la sua grama condizione quando viene a trovarlo una nipote dal paese. Nel secondo un maldestro impiegato vive l’avventura di un villaggio turistico in Kenya, organizzato come un lager.