L’eterna storia di corna riletta in una pochade che scava nell’ipocrisia della politica
Una commedia degli equivoci intrisa di gag briose e di sensualità
Cosa c’è di più eterno, per una commedia, di una storia di corna? La pochade francese ne ha fatto un argomento irrinunciabile, e di quel genere Fico d’India è una degna rilettura. Solo che il tradimento non viene consumato, e la paranoia che anima il protagonista è principalmente questa: cosa ne penseranno gli altri? Soprattutto considerando che si tratta di un uomo che deve difendere una reputazione pubblica, se non vuole perdere voti. E chi se ne importa del programma elettorale, quando le chiacchiere pruriginose del villaggio rischiano di minare l’affidabilità di un sindaco? Il film lavora con brio sulle ipocrisie, sugli equivoci, sulle gag che spesso non si preoccupano di andare troppo per il sottile. Renato Pozzetto è l’interprete ideale di questa paciosa meschineria. Gloria Guida la perfetta moglie che ti fa temere il peggio.
Quando si dice la dura vita del politico. In una cittadina di provincia, un donnaiolo cerca di sedurre la moglie del sindaco. Scoperto e minacciato con una pistola dal marito infuriato, l’uomo è colpito da un infarto. Per riprendersi, deve osservare un riposo totale, e pertanto non gli è permesso di uscire dalla casa del sindaco. Il primo cittadino, che ha come obiettivo primario evitare che si spargano voci sulla (presunta) infedeltà della consorte, si deve ingegnare negli stratagemmi per togliersi dall’imbarazzo.