La scatenata compagnia del Bagaglino alle prese con gli oscuri intrighi del potere
Una satira sferzante, che ci accompagna con scaltrezza, leggerezza ed amarezza tra le pieghe di un paese costantemente malato
La loggia massonica P2 fu dichiarata illegale da una legge dello stato nel gennaio del 1982: sotto la guida di Licio Gelli, aveva intessuta una rete potente e oscura che perseguiva l’obiettivo di conquistare le leve strategiche del potere nazionale e indirizzare il paese verso derive più autoritarie. Lo scandalo della P2 è colto al volo da Pier Francesco Pingitore, l’anima della storica compagnia cabarettistica del Bagaglino, che ha furoreggiato a lungo con la sua satira sferzante e popolaresca. La pochade gioca a carte scoperte sulle assonanze: Licio Belli, l’On. Forlotti (che in un sol nome fa convivere Forlani e Andreotti, le colonne portanti della Democrazia Cristiana del tempo), un banchiere Salvi che rimanda chiaramente al torbido Roberto Calvi. Con una leggerezza che si tinge di un retrogusto amaro, il film ci accompagna scaltramente in un paese malato, consapevole che neanche le risate più grasse potranno salvarlo. Nella banda affiatata e caciarona dei fedeli compari di Pingitore, emerge su tutti Oreste Lionello, perfetto nei panni sgradevoli del venerabile Licio.
Il losco affarista Licio Belli, a capo della loggia P2, incontra un poveraccio che somiglia come una goccia d’acqua all’Onorevole Forlotti. Decide di usare il sosia per tessere i suoi oscuri intrighi di potere. Tra appalti truffaldini, ricatti e attentati, la longa manus di Licio sembra destinata a prendere il paese in ostaggio, finché le indagini di un poliziotto fanno scoppiare lo scandalo. Ma siamo sicuri che cambierà qualcosa?