CRONACA FAMILIARE

CRONACA FAMILIARE

Regia di

Valerio Zurlini

Anno

1962

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Uno dei grandi capolavori di Valerio Zurlini, uno scavo profondo e irripetibile nella solitudine dell’uomo contemporaneo

Marcello Mastroianni, all’apice della sua sensibilità d’attore, mette a nudo il suo volto più intimo

Zurlini, prendendo spunto da un romanzo autobiografico di Vasco Pratolini, riesce a costruire un paesaggio della memoria che scolpisce due figure di impressionante profondità psicologica, calandole in un discorso storico che non finisce mai per sovrastare l’urgenza del racconto personale. È un ritratto meravigliosamente cupo di una famiglia che cerca di ricomporre con strenua fatica i pezzi sparpagliati dal tempo e dalla lontananza. Ma anche uno degli scavi più precisi nella solitudine dell’uomo contemporaneo, e nella meraviglia che si prova quando uno sprazzo di umanità squarcia il dolore. Giuseppe Rotunno fotografa i film con gli occhi pieni dei dipinti di Giorgio Morandi. Il cast è superbo. Scrive Tullio Kezich, a proposito di Marcello Mastroianni: “È in questo film che appaiono il suo volto più segreto e la sua capacità di mettere a nudo, con i mezzi della recitazione, il cuore di un personaggio”.

Enrico riceve al telefono la notizia della morte del fratello minore Lorenzo, e rievoca la storia tormentata del loro rapporto, dai primissimi anni dell’infanzia, che li ha visti divisi. Enrico è stato tirato su dalla nonna di condizioni umili, Lorenzo è cresciuto in un ambiente aristocratico. Negli anni Trenta, è Enrico che, con la sua attività di giornalista, mantiene Lorenzo, sviluppando un rapporto di odio e amore. Finché il minore dei due comincia a essere minato dalla malattia. 

Uno dei grandi capolavori di Valerio Zurlini, uno scavo profondo e irripetibile nella solitudine dell’uomo contemporaneo

Marcello Mastroianni, all’apice della sua sensibilità d’attore, mette a nudo il suo volto più intimo

Zurlini, prendendo spunto da un romanzo autobiografico di Vasco Pratolini, riesce a costruire un paesaggio della memoria che scolpisce due figure di impressionante profondità psicologica, calandole in un discorso storico che non finisce mai per sovrastare l’urgenza del racconto personale. È un ritratto meravigliosamente cupo di una famiglia che cerca di ricomporre con strenua fatica i pezzi sparpagliati dal tempo e dalla lontananza. Ma anche uno degli scavi più precisi nella solitudine dell’uomo contemporaneo, e nella meraviglia che si prova quando uno sprazzo di umanità squarcia il dolore. Giuseppe Rotunno fotografa i film con gli occhi pieni dei dipinti di Giorgio Morandi. Il cast è superbo. Scrive Tullio Kezich, a proposito di Marcello Mastroianni: “È in questo film che appaiono il suo volto più segreto e la sua capacità di mettere a nudo, con i mezzi della recitazione, il cuore di un personaggio”.

Enrico riceve al telefono la notizia della morte del fratello minore Lorenzo, e rievoca la storia tormentata del loro rapporto, dai primissimi anni dell’infanzia, che li ha visti divisi. Enrico è stato tirato su dalla nonna di condizioni umili, Lorenzo è cresciuto in un ambiente aristocratico. Negli anni Trenta, è Enrico che, con la sua attività di giornalista, mantiene Lorenzo, sviluppando un rapporto di odio e amore. Finché il minore dei due comincia a essere minato dalla malattia. 


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