Nei vicoli della Roma papalina di fine Ottocento, tra guizzi dei coltelli e dolci occhi di fanciulle, Adriano Celentano è il bullo più irresistibile che possiamo desiderare
Romeo Ottaviani è stato il più famoso “bullo” della Roma trasteverina. La figura del “bullo” è da considerare un vero e proprio fenomeno di costume nella capitale papalina di fine Ottocento, a metà strada tra il malvivente e il cavaliere protettore del proprio quartiere popolare. A Ottaviani si ispira chiaramente il protagonista di questo film, interpretato alla perfezione da un Adriano Celentano tanto dolce quanto strafottente, capace di far suo e rendere irresistibile l’improbabile confronto con l’accento romanesco. Con una eccellente ricostruzione d’epoca, il film ci lancia in un appassionante universo di vicoli, coltelli, vendette, smargiassate, amore ed onore. Ritmato, divertente, colorato, sentimentale, drammatico, caricaturale: Sergio Corbucci sa miscelare con mano felice la materia complicata dandoci l’impressione che sia un giochetto semplice. Il grande successo del film è testimoniata da Storia di fifa e di coltello, la pronta parodia che gli dedicarono a stretto giro gli instancabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sempre abilissimi a fiutare la corrente.
Nino, “Er più del Borgo”, esce dal carcere e ritrova l’amata Rosa. Durante la sua assenza, Augustarello ha tentato senza successo di soffiargli la donna: tra i due, comprensibilmente, non corre buon sangue. In uno scontro all’arma bianca, Augustarello avrà la peggio. I fratelli della vittima pretendono vendetta…