Il film che riesce nell’impossibile impresa di mettere d’accordo Totò, Alfred Hitchcock e un cast strepitoso
Un dedalo di intrighi, ricatti, amori e sotterfugi in una Napoli come non l’avete mai vista
Scordatevi la Napoli da cartolina con il golfo e il Vesuvio sullo sfondo. Il mandolino invece c’è, ma non ci aiuta ad accompagnarci tra le placide braccia del folklore. La città che ospita questo dedalo di fili che si intrecciano è un teatro di scenari torbidi, che restituiscono però una convincente impressione di realtà. Totò, quintessenza incontestabile della cultura partenopea, viene messo accanto a una figura a prima vista del tutto incongrua: quella di Alfred Hitchcock. Sorprendentemente, il connubio tra queste due anime funziona. Misteri, ricatti, amori, sotterfugi, truffe e tradimenti si inseguono a passo serrato, costruendo un intrico che ti inchioda. Anche il cast a prima vista sembra impossibile da tenere assieme: Marcello Mastroianni, Ornella Muti, Renato Pozzetto, Michel Piccoli, Zeudi Araya, Peppino De Filippo (al suo ultimo film). Ma ognuno, in questo affresco, sembra essere messo lì per predestinazione.
Raffaele Capece è un professore di mandolino costantemente in bolletta, ridotto a suonare per le strade a causa degli sperperi del padre, giocatore incallito. Suo malgrado, si trova al centro di tre misteriosi delitti, avvolti attorno a trame e personaggi straordinariamente arruffati. Risolvere l’intricato giallo, però, significa mettersi in tasca un gruzzolo molto consistente.