Nel bel mezzo dell’amatissima serie che lo vede interpretare il trucido commissario Giraldi, Tomas Milian si prende una pausa e aggiunge alla sua collezione un nuovo personaggio, con il contributo indispensabile dei fedeli Bruno Corbucci alla regia e Mario Amendola alla sceneggiatura: stavolta è una figura di fallito che cerca di rimettersi in sesto navigando tra un presente da lestofante di bassa lega e un passato da calciatore di belle speranze. Milian non rinuncia ai suoi tipici marchi di fabbrica: indole bifolca, parolaccia sempre in canna, in fondo in fondo un animo sensibile. Stavolta deve metterli alla prova con un prete sornione, credulone e dal gran cuore. La strana coppia sembra costantemente sul punto di esplodere ma, come vuole la tradizione, si scopre unita dalla volontà di portare a casa un obiettivo comune. La girandola di espedienti truffaldini, la simpatia dei personaggi, la veracità delle situazioni comiche, fanno di questo film una tappa obbligata per gli amanti del sottogenere commedia calcistica e per in nutritissimo stuolo degli ammiratori di Tomas Milian.
Caduto in disgrazia dopo aver militato come centravanti nelle file della Roma, l’ex calciatore Bruno Marangoni vive di truffe. Tenta il suicidio e viene salvato da un prete, Don Gaetano, molto legato alle sorti della scalcinata squadretta del suo paese, il Castelfranco. Bruno si trasferisce a casa del curato, continua a praticare loschi affari, e solo dopo varie insistente accetta di allenare la squadretta. Ma molla tutto prima della partita decisiva, attirato dalle lusinghe del facile denaro truffaldino. Si ravvede, e scende in campo per portare il piccolo club alla promozione.