Un’analisi lucida e spietata di una società minata da corruzione politica e disfacimento morale
Luigi Zampa anticipa di dieci anni la grande stagione del cinema di denuncia
Il cinema di Luigi Zampa si muove abilmente tra commedia e dramma civile. Nel Magistrato, l’equilibrio si sposta più decisamente sul secondo versante, pur senza perdere quella vocazione a coinvolgere l’ampio pubblico che il regista ha sempre praticato con successo. È un film lucido, asciutto, anche spietato, che scava nei meccanismi perversi di una realtà sociale in rapido mutamento (e disfacimento) politico e morale. La raffinata sceneggiatura mantiene credibile una tessitura narrativa complessa e stratificata, che con approccio robusto e diretto scandaglia con sottile capacità analitica personaggi e ambienti forse irrimediabilmente corrosi. Ambientato a Genova (pur senza mai nominarla), il film anticipa mirabilmente le forme narrative del cinema di denuncia politica e civile che si affermeranno appieno nei Sessanta.
Il giovane magistrato Morandi, da poco trasferitosi, nel corso della sua prima inchiesta scopre un giro di tangenti, minacce ed omertà attorno alla compagnia dei lavori portuali. La frustrazione per l’indagine che stenta a decollare, si aggrava di fronte ai drammi e alle meschinità della famiglia presso la quale alloggia. Convinto che il suo ruolo non possa essere d’utilità per rimuovere le ingiustizie, si decide a dare le dimissioni….