Il film che impone Ermanno Olmi tra le figure più importanti del giovane cinema europeo
Una piccola storia di smarrimento personale che lascia trasparire un mondo in piena trasformazione
Un’opera che trasuda autenticità, tra neorealismo e nouvelle vague all’italiana.
Al suo secondo film, Ermanno Olmi si impone come uno dei giovani registi più sensibili e personali del panorama europeo. Il film apparentemente è una semplice storia d’amore mancato tra un giovane impacciato che viene dalla provincia e una ragazza deliziosa ed incostante. Olmi è al tempo stesso così delicato e profondo nelle sue pennellate, che potrebbe bastare anche questo per farne un film indimenticabile. Ma il regista è troppo attento alle dinamiche di una società in piena trasformazione per accontentarsi: il suo è anche il ritratto straordinariamente lucido di un mondo in piena trasformazione. Il film coglie con rara esattezza il passaggio dalla società contadina a quella industrializzata, con tutti gli smarrimenti che il boom si porta dietro. Girato con luci naturali e attori non professionisti, Il posto trasuda autenticità. Gli bastano i volti e i silenzi per suggerirci emozioni, fremiti d’amore, aspirazioni universali, dolori a malapena espressi. Un film di piccoli tocchi che tocca le profondità dell’uomo e del suo tempo. Tra neorealismo e nouvelle vague.
Un provinciale raggiunge Milano nella speranza di vedersi assegnato un posto in una grande azienda. Durante i test per l’ammissione, incontra una ragazza che si fa chiamare Magalì. Entrambi ottengono l’impiego, lei come dattilografa, lui temporaneamente come fattorino. Ma i due si perdono di vista, e quando il ragazzo si reca a un veglione di capodanno per incontrarla si ritrova solo. Il suicidio di un impiegato gli permette di conquistare la scrivania a lungo attesa.