Quando Edgar Allan Poe incontra il thriller italiano. Un meccanismo a orologeria dai molti cultori, intriso
di erotismo e follia…. e una macchina da scrivere, in anticipo su Shining.
Ispirato all’apparenza molto liberamente al racconto “Il gatto nero” di Edgar Allan Poe, in realtà è un film
che condivide con l’opera dello scrittore americano un claustrofobico senso di paranoia non comune in un
genere che all’epoca cominciava a inflazionare gli schermi con prodotti sempre meno convincenti. Il tuo
vizio è una stanza chiusa… contamina la lezione gotica di Poe con il thriller alla Dario Argento e le
lusinghe del cinema erotico (con l’ovvia complicità di Edwige Fenech, per l’occasione deliziosamente
dotata di capelli a caschetto). Ne esce un meccanismo ad orologeria intriso di profonda ambiguità,
incombente follia, disturbo mentale, sadismo domestico. Ma chi è la vittima e chi il carnefice? Un gatto
nero di nome Satana ci aiuterà a scoprirlo. Titolo tutt’ora molto ricercato tra i cultori di tutto il mondo, si
segnala anche per una anticipazione allo Shining di Kubrick: una frase ripetuta all’ossessione rimasta sul
foglio di una macchina da scrivere.
In una villa veneta, si consuma il rapporto feroce tra uno scrittore in crisi, ossessionato dal ricordo
morboso della madre, e la moglie succube. A complicare il quadro, l’arrivo di una nipote giovane e
spregiudicata, che si concede a entrambi i coniugi. Intanto, una serie di delitti sconvolge le esistenze già
turbate. L’unica persona a rimanere in vita sarà tradita da un sinistro miagolio.