LA NIPOTE SABELLA

LA NIPOTE SABELLA

Regia di

Giorgio Bianchi

Anno

1958

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Torna l’irresistibile nonna Sabella, una Tina Pica più sulfurea e sferzante che mai, alla ricerca urgente di una nipotina

Freschezza e una dose di spirito caustico in una giostra di grandi attori

A un anno dal frizzantissimo La nonna Sabella, ecco prontamente apparecchiato il seguito. Il cambio della guardia dietro la macchina da presa vede Giorgio Bianchi sostituire Dino Risi, ma il prezioso carico di attori rimane immutato. Ed è essenziale, visto che si tratta di un film che poggia gran parte della propria forza sulla verve e sulla personalità degli interpreti, che danno vita a una giostra gustosa di amori, inganni, rancori e rappacificazioni. La scena, come nel precedente, è saldamente dominata da Tina Pica, irresistibile e terribile vegliarda con l’argento vivo nelle vene. Ma chi le ruota attorno contribuisce a portare freschezza e una giusta dose di causticità. Meno riuscito del primo capitolo, come molti all’epoca lamentavano? Forse. Ma vale la pena constatare come un film “meno riuscito” di quegli anni faccia ai giorni nostri una bellissima figura.  

Lucia e Raffaele si sono sposati, ma devono sorbirsi anche in viaggio di nozze le intemperanze di nonna Sabella. Al paesello in Campania sono rimasti due sposini più attempati, la sorella di Sabella e il marito Emilio. Ma la terribile vegliarda viene a sapere che alcuni americani sono interessati a un terreno di proprietà di famiglia, sotto il quale potrebbe nascondersi il petrolio. C’è un problema: una clausola testamentaria stabilisce che il terreno sarà di proprietà della prima nipote femmina. La nonna cerca in tutti i modi di spronare Lucia e Raffaele a concepire una pargoletta. Emilio e la moglie non si perdono d’animo, adottano una bambina e la spacciano per figlia naturale…

Torna l’irresistibile nonna Sabella, una Tina Pica più sulfurea e sferzante che mai, alla ricerca urgente di una nipotina

Freschezza e una dose di spirito caustico in una giostra di grandi attori

A un anno dal frizzantissimo La nonna Sabella, ecco prontamente apparecchiato il seguito. Il cambio della guardia dietro la macchina da presa vede Giorgio Bianchi sostituire Dino Risi, ma il prezioso carico di attori rimane immutato. Ed è essenziale, visto che si tratta di un film che poggia gran parte della propria forza sulla verve e sulla personalità degli interpreti, che danno vita a una giostra gustosa di amori, inganni, rancori e rappacificazioni. La scena, come nel precedente, è saldamente dominata da Tina Pica, irresistibile e terribile vegliarda con l’argento vivo nelle vene. Ma chi le ruota attorno contribuisce a portare freschezza e una giusta dose di causticità. Meno riuscito del primo capitolo, come molti all’epoca lamentavano? Forse. Ma vale la pena constatare come un film “meno riuscito” di quegli anni faccia ai giorni nostri una bellissima figura.  

Lucia e Raffaele si sono sposati, ma devono sorbirsi anche in viaggio di nozze le intemperanze di nonna Sabella. Al paesello in Campania sono rimasti due sposini più attempati, la sorella di Sabella e il marito Emilio. Ma la terribile vegliarda viene a sapere che alcuni americani sono interessati a un terreno di proprietà di famiglia, sotto il quale potrebbe nascondersi il petrolio. C’è un problema: una clausola testamentaria stabilisce che il terreno sarà di proprietà della prima nipote femmina. La nonna cerca in tutti i modi di spronare Lucia e Raffaele a concepire una pargoletta. Emilio e la moglie non si perdono d’animo, adottano una bambina e la spacciano per figlia naturale…


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