NOI PECCATORI

NOI PECCATORI

Regia di

Ettore Fizzarotti

Anno

1953

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Uno dei melodrammi più folli del cinema italiano

Yvonne Sanson, l’eroina del cinema di Matarazzo in una spirale di colpi di scena a non finire

Il melodramma non è mai stato un genere propenso a rendersi la vita facile. Dopo lo strepitoso successo aperto da Catene, la Titanus insiste sul genere. Se i film di Raffaello Matarazzo esploravano narrazioni disseminate di ostacoli, colpi di sfortuna cosmici e agnizioni, con Noi peccatori la ricetta è portata a conseguenze estreme. Ne esce un romanzone dove non ci si fa mancare niente: traumi postbellici, cecità, incursioni nei bassifondi dei nightclub, mamme incarcerate senza nessuna colpa, incidenti stradali, paralisi. E un intervento divino che scioglie le catene con un colpo di coda grandioso: davanti alla statua della Madonna, si compie il triplice miracolo di riunire gli amanti, guarire gli atei e rimettere in piedi i paraplegici. Yvonne Sanson, l’eroina delle lacrime matarazziane, è il veicolo ideale di questa spirale di cadute e risalite (quando canta la doppia Nilla Pizzi). Oltretutto, chi si sente particolarmente smaliziato può anche viverlo come una parodia.

Dopo i traumi della guerra Stefano ha perso la fede. A Napoli si innamora di Lucia, una buona infermiera con la madre in carcere per una falsa accusa. Stefano, salvando un amico da un incendio, rimane gravemente ferito agli occhi e ha bisogno di un’operazione. Lucia, per pagargliela, accetta di esibirsi in un night. Stefano, guarito, la crede una scostumata e la abbandona. Lucia viene travolta da un auto e perde l’uso delle gambe. Sua madre, intanto, viene scagionata, Stefano scopre la verità sul sacrificio di Lucia, la raggiunge a una processione a Pompei e qui avviene il miracolo.

Uno dei melodrammi più folli del cinema italiano

Yvonne Sanson, l’eroina del cinema di Matarazzo in una spirale di colpi di scena a non finire

Il melodramma non è mai stato un genere propenso a rendersi la vita facile. Dopo lo strepitoso successo aperto da Catene, la Titanus insiste sul genere. Se i film di Raffaello Matarazzo esploravano narrazioni disseminate di ostacoli, colpi di sfortuna cosmici e agnizioni, con Noi peccatori la ricetta è portata a conseguenze estreme. Ne esce un romanzone dove non ci si fa mancare niente: traumi postbellici, cecità, incursioni nei bassifondi dei nightclub, mamme incarcerate senza nessuna colpa, incidenti stradali, paralisi. E un intervento divino che scioglie le catene con un colpo di coda grandioso: davanti alla statua della Madonna, si compie il triplice miracolo di riunire gli amanti, guarire gli atei e rimettere in piedi i paraplegici. Yvonne Sanson, l’eroina delle lacrime matarazziane, è il veicolo ideale di questa spirale di cadute e risalite (quando canta la doppia Nilla Pizzi). Oltretutto, chi si sente particolarmente smaliziato può anche viverlo come una parodia.

Dopo i traumi della guerra Stefano ha perso la fede. A Napoli si innamora di Lucia, una buona infermiera con la madre in carcere per una falsa accusa. Stefano, salvando un amico da un incendio, rimane gravemente ferito agli occhi e ha bisogno di un’operazione. Lucia, per pagargliela, accetta di esibirsi in un night. Stefano, guarito, la crede una scostumata e la abbandona. Lucia viene travolta da un auto e perde l’uso delle gambe. Sua madre, intanto, viene scagionata, Stefano scopre la verità sul sacrificio di Lucia, la raggiunge a una processione a Pompei e qui avviene il miracolo.


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