Tra lo spaghetti-western, Quella sporca dozzina e I cannoni di Navarone, un film di guerra maledettamente divertente
Il cinema italiano a cavallo tra anni ’60 e ’70 ha trovato nella seconda guerra mondiale un ottimo serbatoio per soddisfare una fame atavica di azione e di avventura. Di tale tendenza, Quel maledetto ponte sull’Elba è un esemplare eccellente. Un po’ Quella sporca dozzina (per la passione dimostrata verso i “bastardi senza gloria”) un po’ I cannoni di Navarone (per il tema della fortezza inespugnabile e il peso attribuito alla guerra come macchina dello spettacolo), un po’ spaghetti-western (con le jeep al posto dei cavalli e i mitra al posto delle colt). Coi suoi caratteri scolpiti nella roccia e il suo ritmo che corre deciso verso l’obiettivo, è un film che non pretende affatto di restituirci una verità storica. Sarebbe ingiusto imputarglielo. È come la guerra giocata da bambini: non la auguriamo a nessuno, ma può essere maledettamente divertente, e nessuno in fin dei conti muore per davvero.
Germania 1945. Il destino della guerra appare ormai segnato. Il sergente americano Richard guida un manipolo di uomini in una missione complicata: far saltare un ponte sul fiume Elba per ritardare l’avanzata degli alleati russi. Ma i tedeschi non staranno certo a guardare.