Non solo un film: un inno d’appartenza, un grido di fede
Nino D’Angelo conquista il San Paolo e il cuore di un’intera città, nell’anno del primo scudetto del Napoli di Maradona
In un concerto allo stadio San Paolo per festeggiare i sessant’anni di Nino D’Angelo, in quindicimila persone hanno cantato a squarciagola “Forza Napoli”, il brano del divo della canzone partenopea che meglio riassume il senso di questo film. Più che una canzone è un inno, che ancora riecheggia sugli spalti durante le partite della squadra napoletana. Piaccia o non piaccia, occorre arrendersi all’evidenza dei fatti: Quel ragazzo della curva B schiva abbondantemente qualsiasi giudizio di valore gli si voglia applicare. È un fenomeno sociologico peculiare, un oggetto di adorazione, un totem di appartenenza. Poi, se proprio lo desideriamo, è anche un film. Con uno strano potere profetico: quando uscì nelle sale, a campionato ancora in corso, il Napoli il suo primo scudetto non lo aveva ancora vinto. Ma Nino sfida la sorte e ci imbrocca. È anche un prodotto con aspetti originali rispetto ai canonici Nino-movies: c’è sì il romanzetto d’amore, ma viene sovrastato dalla fede calcistica. E in più, c’è la camorra, di regola grande assente nei prodotti canterino-sentimentali dell’artista. Nota a piè di pagina: nel film compaiono l’allenatore del Napoli Ottavio Bianchi e vari giocatori della squadra. Non Maradona.
Nino fa il meccanico ed è tifoso sfegatato del Napoli. Fonda un club per tifosi non violenti e conquista la curva. Ma la camorra teme ricadute negative per i suoi affari loschi. Nino si becca una coltellata, ma questo non gli impedisce di infilarsi nello stadio e vedere la squadra del cuore conquistare lo scudetto. Finirà bene anche con la fidanzata.