RITA LA ZANZARA

RITA LA ZANZARA

Regia di

Lina Wertmüller

Anno

1966

Genere

Musicale

Categoria

Cinema


sinossi

L’accoppiata Lina Wertmüller e Rita Pavone (le due sono reduci dal grande successo televisivo del Giornalino di Gian Burrasca) non si accontenta di una storiella d’amore infarcita di canzoni in voga: questo film entra nel panorama cinematografico con una carica innovativa sorprendente. La protagonista si trova in quell’età dello sviluppo che spesso è causa di disagi profondi, quando non sei più bambina e non sei ancora donna: Rita trasforma le titubanze della pubertà in una dichiarazione pubblica sfacciata, che affronta di petto il mondo cantando e dimenandosi sulle ali del beat. Lina Wertmüller appronta per lei un universo visivo ricco e colorato, che alterna ai momenti più canonici del musicarello alcune incursioni nel musical vero e proprio: qui la musica, le coreografie, le scenografie, i movimenti di macchina aprono brecce in un mondo alternativo che si fa puro spettacolo. A tratti, sprofondiamo nel reame dei sogni, abitati dai fantasmi di Marilyn Monroe e di Carmen Miranda. Guardare Rita la zanzara è come entrare in un parco dei divertimenti.

La scatenata Rita frequenta un collegio severo ed esclusivo, e si innamora del professore di musica. Lui pare ignorarla, lei reagisce sottoponendolo a scherzi di ogni genere. Quando scopre che il professore di notte si trasforma in cantante rock, la ragazzina si traveste e si esibisce sul suo stesso palco. Nel collegio le acque intanto sono molto agitate, a causa della scoperta da parte della direttrice di una rivista clandestina (“La zanzara”), dove le ragazze si confessano senza filtri. Rita vince un concorso canoro e finalmente conquista il professore. 

L’accoppiata Lina Wertmüller e Rita Pavone (le due sono reduci dal grande successo televisivo del Giornalino di Gian Burrasca) non si accontenta di una storiella d’amore infarcita di canzoni in voga: questo film entra nel panorama cinematografico con una carica innovativa sorprendente. La protagonista si trova in quell’età dello sviluppo che spesso è causa di disagi profondi, quando non sei più bambina e non sei ancora donna: Rita trasforma le titubanze della pubertà in una dichiarazione pubblica sfacciata, che affronta di petto il mondo cantando e dimenandosi sulle ali del beat. Lina Wertmüller appronta per lei un universo visivo ricco e colorato, che alterna ai momenti più canonici del musicarello alcune incursioni nel musical vero e proprio: qui la musica, le coreografie, le scenografie, i movimenti di macchina aprono brecce in un mondo alternativo che si fa puro spettacolo. A tratti, sprofondiamo nel reame dei sogni, abitati dai fantasmi di Marilyn Monroe e di Carmen Miranda. Guardare Rita la zanzara è come entrare in un parco dei divertimenti.

La scatenata Rita frequenta un collegio severo ed esclusivo, e si innamora del professore di musica. Lui pare ignorarla, lei reagisce sottoponendolo a scherzi di ogni genere. Quando scopre che il professore di notte si trasforma in cantante rock, la ragazzina si traveste e si esibisce sul suo stesso palco. Nel collegio le acque intanto sono molto agitate, a causa della scoperta da parte della direttrice di una rivista clandestina (“La zanzara”), dove le ragazze si confessano senza filtri. Rita vince un concorso canoro e finalmente conquista il professore. 


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