Una perla da riscoprire del cinema d’avventura fantasy
Simbad e il califfo di Bagdad è una perla da riscoprire. Non perché si tratti di un’opera di particolare levigatezza. Al contrario, qualcuno forse potrà considerarlo un po’ rozzo. Ma non è questo il punto. Il film è un nastro trasportatore in grado di esaltarci con tutto quello che possiamo desiderare da un film d’avventura con un pizzico di fantasy: eroi furbacchioni, califfi spietati, intrighi, colpi di scena, danzatrici del ventre più attente al ventre che alla danza, colori chiassosi, abiti deliranti, simpatici mascalzoni… Pietro Francisci, grande alchimista del cinema di genere (nel peplum, ma non solo), sa esattamente dove vuole portarci. E noi lo seguiamo volentieri. Se per una sera non avete voglia di affrontare un poderoso tomo di filosofia, concedetevi questo spasso.
Simbad, di ritorno da un lungo viaggio, trova Bagdad alla mercé del perfido califfo. Suo malgrado costretto a ripartire in schiavitù, incontra su una nave Sherazade, promessa sposa del tiranno, e ne resta fatalmente affascinato. Mille peripezie lo porteranno a ristabilire la giustizia e a far trionfare l’amore.