TORNA!

TORNA!

Regia di

Raffaello Matarazzo

Anno

1953

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

La quinta vibrante epopea melodrammatica di Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson per la regia di Raffaello Matarazzo, per la prima volta a colori

Un altro successo di pubblico portentoso, che spaventa la critica e mantiene intatta nel tempo la sua forza misteriosa e sconcertante

C’era evidentemente qualcosa, nei film di Raffaello Matarazzo, che spaventava a morte. Giuseppe Marotta, lo scrittore dell’Oro di Napoli che ispirerà Vittorio De Sica, per descrivere Torna! sgancia le bombe: film come questo, assicura, “stordiscono e imbavagliano il rozzo spettatore, lo bastonano, lo seviziano, gli svellono le unghie e gli bruciano le piante dei piedi”. Cogliamo forse, dietro l’esibito disprezzo, un certo fascino voluttuoso? Contando a partire da Catene, Torna! è il quinto film della serie tormentosamente melodrammatica di Matarazzo (e dello sceneggiatore Aldo De Benedetti) con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson (qui spalleggiati con ottima scelta da un Franco Fabrizi perfetto nel ruolo del sordido rovinafamiglie). Per la prima volta, questo mondo cinematografico contaminato da passioni burrascose e da crudeltà laceranti, si presentava al pubblico su pellicola a colori: ma era una brillantezza di facciata, che nulla poteva di fronte a una cupezza di fondo che attanagliava il pubblico e rendeva ancor più liberatorio il sollievo finale. Passano i decenni, ma i film di Matarazzo continuano a vibrare di forza misteriosa.

I cugini Roberto e Giacomo amano la stessa donna, Susanna. Lei sceglie di sposare Roberto. L’altro, giocatore incallito e uomo senza scrupoli, sparge calunnie e distrugge l’armonia familiare. Prima di morire confessa le sue colpe e ridona ai coniugi la serenità perduta.

La quinta vibrante epopea melodrammatica di Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson per la regia di Raffaello Matarazzo, per la prima volta a colori

Un altro successo di pubblico portentoso, che spaventa la critica e mantiene intatta nel tempo la sua forza misteriosa e sconcertante

C’era evidentemente qualcosa, nei film di Raffaello Matarazzo, che spaventava a morte. Giuseppe Marotta, lo scrittore dell’Oro di Napoli che ispirerà Vittorio De Sica, per descrivere Torna! sgancia le bombe: film come questo, assicura, “stordiscono e imbavagliano il rozzo spettatore, lo bastonano, lo seviziano, gli svellono le unghie e gli bruciano le piante dei piedi”. Cogliamo forse, dietro l’esibito disprezzo, un certo fascino voluttuoso? Contando a partire da Catene, Torna! è il quinto film della serie tormentosamente melodrammatica di Matarazzo (e dello sceneggiatore Aldo De Benedetti) con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson (qui spalleggiati con ottima scelta da un Franco Fabrizi perfetto nel ruolo del sordido rovinafamiglie). Per la prima volta, questo mondo cinematografico contaminato da passioni burrascose e da crudeltà laceranti, si presentava al pubblico su pellicola a colori: ma era una brillantezza di facciata, che nulla poteva di fronte a una cupezza di fondo che attanagliava il pubblico e rendeva ancor più liberatorio il sollievo finale. Passano i decenni, ma i film di Matarazzo continuano a vibrare di forza misteriosa.

I cugini Roberto e Giacomo amano la stessa donna, Susanna. Lei sceglie di sposare Roberto. L’altro, giocatore incallito e uomo senza scrupoli, sparge calunnie e distrugge l’armonia familiare. Prima di morire confessa le sue colpe e ridona ai coniugi la serenità perduta.


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