Una spassosa parodia del gangster movie nella Chicago del proibizionismo
Nella Chicago del proibizionismo, la guerra tra bande rivali si combatte a colpi di mastodontiche scazzottate
Dopo che la commedia ha eroso la seriosità dello spaghetti western (a partire dal fondamentale Lo chiamavano Trinità), tocca a un altro genere sinonimo di violenza e cinismo subire la stessa sorte: il film di gangster. Il 1973 ci consegna due film ambientati nell’America del proibizionismo, che ha fatto da sfondo alle più celebri epopee nere dei malavitosi a stelle a strisce: Anche gli angeli mangiano fagioli e Tutti figli di Mammasantissima. Entrambi sposano con decisione la causa della comicità bonaria. Il film di Alfio Caltabiano (che prima di fare il regista si era distinto come eccellente maestro d’armi e stuntman) immerge la mafia italoamericana di Chicago in una salsa grottesca e ridanciana, dove si spara molto ma non si muore mai, con una mastodontica scazzottata finale che se la batte coi migliori Bud Spencer e Terence Hill. Spiccano nel cast il grande caratteristica Tano Cimarosa, Ornella Muti incantevole anche nei ruoli leggeri, e lo stesso regista (pseudonimo: Alf Thunder) nel ruolo di un prete dalla stazza imponente più bravo coi pugni che coi sermoni.
Chicago, 1929: infuria la guerra tra gangster siciliani e irlandesi. Gli italiani attendono con ansia l’arrivo dalla madrepatria di un killer infallibile: si rivela un giovane dai modi fini, che peraltro sembra più propenso a correre dietro alle gonne della figlia del boss locale che a regolare i conti con i rivali.