Una produzione di Sergio Leone per portare nel western un clima tenero e scanzonato
Un western atipico e straordinariamente godibile, con una capatina della Monument Valley e il geniale Ennio Morricone a impreziosire la miscela
In questa fase della sua carriera, Sergio Leone abbandona (temporaneamente) la regia e intraprende la carriera del produttore. Ha in mente una scanzonata storia del West, con spruzzate di spigliato sentimentalismo alla francese (modello Jules et Jim). Sceglie per la regia Damiano Damiani, reduce dal bellissimo western Quien sabe?, e chiama per il ruolo principale il pezzo da novanta Terence Hill, e come sua deliziosa spalla femminile Miou-Miou. Anche Ennio Morricone, evidentemente, è della partita. La lavorazione ha momenti travagliati: infatti, alcune scene le girerà lo stesso Leone, e qualcun’altra Giuliano Montaldo. Ma il risultato resta un notevole esempio di western amabile ed ironico, che col passare del tempo rivela profondità non colte a prima vista. Da segnalare gli esterni girati per alcune sequenze nella mitica Monument Valley tanto cara a John Ford. E a Sergio Leone.
Il pistolero Joe Thanks (il “genio”) combina una complicata truffa ai danni di un pomposo ufficiale con l’aiuto di Locomotiva Bill e la sua amica Lucy, con l’intenzione di restituire agli indiani del denaro sottratto illegalmente.