Un documentario di grande fascino da riscoprire assolutamente
In anticipo netto su India di Rossellini, lodato dalla critica francese, ma misteriosamente rimasto nell’ombra
India, continente misterioso. India favolosa, film altrettanto misterioso. In effetti, si tratta probabilmente di uno dei lungometraggi documentari di grossa produzione meno visti della storia italiana del dopoguerra. Uscito, vale la pena sottolinearlo, quattro anni prima di India di Roberto Rossellini, che invece, complice anche la notorietà del suo autore, è considerato un classico. Il film di Macchi e Girosi, di taglio più etnografico che turistico, trova all’epoca parole di grande elogio sulla stampa transalpina. Così scrive “La Cinématographie Française”: “Questo documento eccezzionale, con l’impeccabile fotografia di Claude Renoir, merita di essere visto e resterà un monumento classico difficilmente eguagliabile”. Non è andata così, ma vale la pena rimediare.
Da Bombay a Benares, alla città santa di Allahabad, usi e costumi della popolazione indiana. Processioni, religiosità, danze, fachiri, asceti, eremiti, il Gange, gli antichi templi, le città moderne…