Recensendo l’uscita della settima fatica cinematografica del commissario Rinaldi, da un paio di film passato alla omicidi, il critico Massimo Bertarelli centra la definizione: “Spaccato e movimentato poliziesco alla puttanesca”. Con una tinta gialla. Di messo stavolta c’è Venticello (interpretato da Bombolo), figura fissa della serie che imprime con costanza la propria firma scoreggiona e che il commissario non manca mai di prendere a ceffoni per la gioia sempre confermata del pubblico. Da culto l’ultima parte del film, di pura fede romanista: la moglie di Rinaldi è in procinto di partorire, ma le indagini hanno portato la famiglia in terra meneghina; per evitare che il primogenito venga alla luce al di fuori dei confini della capitale, il commissario lascia il colpevole legato come un salame al chilometro 92 dell’Autostrada del Sole e si lancia in una folle corsa contro il tempo a bordo del suo camper, alla volta dell’agognata città eterna.
Il maresciallo Nico Rinaldi si sta prendendo una pausa: lui e sua moglie, infatti, aspettano un bambino. Deve però tornare di corsa al lavoro quando Venticello, un ladruncolo a cui vuole bene, si intrufola un appartamento dove è stata assassinata una donna e viene ingiustamente messo in carcere con l’accusa di omicidio. Andrà tutto a buon fine. Anche il parto.