Un altro capolavoro del melodramma cinematografico firmato Matarazzo, con pochi rivali nel mondo intero
Terzo trionfale capitolo di Amedeo Nazzari Yvonne Sanson, la coppia che ha segnato i cuori di milioni di spettatori, e che continua a deliziare stuoli di cinefili ed appassionati
Per la terza volta Raffaele Matarazzo riunisce la coppia Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, stavolta ricorrendo a un testo che la Titanus aveva già adattato due volte per lo schermo, nel 1921 e nel 1943. È un altro trionfo di pubblico e un altro capolavoro d’arte popolare. Jacques Lourcelles, uno dei critici francesi più acuti, ha così sintetizzato la grandezza del film: “Assistiamo a una straordinaria amplificazione sinfonica e lirica di temi e situazioni presenti in tutta la serie. All’opposto della condensazione drammatica di Catene, il Tempo gioca nei Figli di nessuno un ruolo preponderante, e la forza melodrammatica del racconto progredisce attraverso una profusione di avvenimenti che la nutrono e danno al film un aspetto autenticamente romanzesco. La natura riveste una grande importanza nel dramma, con le montagne e le cave di Carrara che confinano l’azione conferendole una sorta di ampiezza tragica. Lo stile sereno e limpido di Matarazzo non ha niente di barocco.”
Il conte Guido, proprietario di una cava di marmo a Carrara, ama Luisa, figlia di un dipendente. Ma la contessa riesce, a forza di malevoli sotterfugi orditi con la complicità del crudele Anselmo, ad allontanare il figlio dalla donna a lei sgradita. Luisa scompare, e tutti la credono morta suicida. Ha invece dato la luce Bruno e si è fatta suora. Bruno cresce nella casa della contessa. Il padre, ignaro, si è risposato. La resa dei conti avviene nella cava: qui il conte comprende che Bruno è suo figlio. Bruno, dal canto suo, viene alle mani con Anselmo e rimane gravemente ferito in un’esplosione. Ritroverà la madre sul letto di morte.