CHI È SENZA PECCATO..

CHI È SENZA PECCATO..

Regia di

Raffaello Matarazzo

Anno

1952

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Siamo alle solite: Raffaello Matarazzo (con la complicità dello sceneggiatore Aldo De Benedetti) dirige Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson in un melodramma che incanta e commuove le folle, mentre la critica del tempo affila i pugnali e scambia il romanticismo passionale per veleno banalmente deleterio. A distanza di anni, appare chiaro che il moralista non era Matarazzo. I suoi film vibrano di bellezza, paura e desiderio. Farsi trascinare nel loro vortice, è cedere a un peccato irresistibile. Bene scriveva sul “Corriere della Sera” il critico Arturo Lanocita, che pur non si esimeva dalla stroncatura di prammatica: “Chi è senza peccato… è congegnato con satanica abilità”. Tratto da Geneviève, histoire d’une servante di Alphonse de Lamartine, stavolta Matarazzo approfitta anche dei sontuosi paesaggi alpini, ottimi per le ambientazioni tanto italiane quanto canadesi. 

Stefano, ex contrabbandiere, va a fare il taglialegna in Canada e sposa per procura Maria, rimasta al paese di montagna in Italia. Lisetta, la sorella di Maria, si innamora di Dario, nipote di una contessa, e rimane incinta. Ma la nobildonna, contraria all’unione, riesce a separare i due innamorati. Lisetta muore poco dopo il parto, e per un equivoco ordito dalla contessa Maria è creduta la madre del bambino e viene incarcerata con l’accusa di averlo abbandonato. Passano gli anni. Stefano torna dal Canada ricco. Maria è uscita di prigione e ha passato una vita di stenti. Potranno ricongiungersi?

Siamo alle solite: Raffaello Matarazzo (con la complicità dello sceneggiatore Aldo De Benedetti) dirige Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson in un melodramma che incanta e commuove le folle, mentre la critica del tempo affila i pugnali e scambia il romanticismo passionale per veleno banalmente deleterio. A distanza di anni, appare chiaro che il moralista non era Matarazzo. I suoi film vibrano di bellezza, paura e desiderio. Farsi trascinare nel loro vortice, è cedere a un peccato irresistibile. Bene scriveva sul “Corriere della Sera” il critico Arturo Lanocita, che pur non si esimeva dalla stroncatura di prammatica: “Chi è senza peccato… è congegnato con satanica abilità”. Tratto da Geneviève, histoire d’une servante di Alphonse de Lamartine, stavolta Matarazzo approfitta anche dei sontuosi paesaggi alpini, ottimi per le ambientazioni tanto italiane quanto canadesi. 

Stefano, ex contrabbandiere, va a fare il taglialegna in Canada e sposa per procura Maria, rimasta al paese di montagna in Italia. Lisetta, la sorella di Maria, si innamora di Dario, nipote di una contessa, e rimane incinta. Ma la nobildonna, contraria all’unione, riesce a separare i due innamorati. Lisetta muore poco dopo il parto, e per un equivoco ordito dalla contessa Maria è creduta la madre del bambino e viene incarcerata con l’accusa di averlo abbandonato. Passano gli anni. Stefano torna dal Canada ricco. Maria è uscita di prigione e ha passato una vita di stenti. Potranno ricongiungersi?


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