Lina Wertmüller padroneggia senza cedimenti un vortice di passioni nell’Italia degli anni ’20
Un trio di attori d’eccezionale affiatamento, tra commedia e melodramma
Sophia Loren, privata del suo glamour consueto, è anche questa volta una dea
Se il titolo vi sembra impegnativo, sappiate che ne esiste anche una versione più lunga, che è entrata nel Guinnes dei primati. Gli americani, più pratici, si sono accontentati di chiamarlo Revenge. L’opera saltella agilmente tra commedia, tragedia, melodramma e film storico, finendo per affermare con fermezza la supremazia del libero arbitrio, costi quel che costi. Lina Wertmüller cattura questo turbinio di ispirazioni e sentimenti con un senso del racconto senza cedimenti, riuscendo a stringere nella stessa morsa l’intimo e il grandioso. Le dà manforte un trio di interpreti d’eccezione: il suo feticcio Giancarlo Giannini e, di nuovo assieme, l’infallibile accoppiata Loren / Mastroianni. Sophia, per l’occasione senza un filo di glamour, non perde nulla del suo fascino leggendario.
Anno 1922. In un paesino della Sicilia, tutti sanno che a far fuori Angelo Paternò è stato Vito Acicatena: ma al processo nessuno parla. L’avvocato Spallone, fervente socialista, cerca di convincere Titina, la vedova, a far riaprire il processo. Tra i due nasce una relazione, che si complica quando dall’America arriva Nick, cugino del defunto arricchitosi loscamente. Titina cade anche tra le sue braccia. La marcia su Roma, l’ascesa di Angelo a capo delle squadracce locali e la determinazione a fare giustizia da parte dell’avvocato e di Nick porteranno a tragiche conseguenze.