I FIGLI DEL LEOPARDO

I FIGLI DEL LEOPARDO

Regia di

Sergio Corbucci

Anno

1965

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Nel novero infinito delle parodie portate sullo schermo da Franco e Ciccio, questa le batte tutte. I due, assistiti dall’ottimo Sergio Corbucci, stavolta si cimentano nientemeno che con Il Gattopardo di Luchino Visconti, che non solo è uno dei capolavori incontestabili del cinema mondiale, ma anche l’impresa finanziaria complicata che ha messo in serie difficoltà la Titanus. Il dato storico è importante: I figli del leopardo, grazie al suo enorme successo, contribuisce a risollevare le sorti della casa di produzione. Ma oltre a questo, è un film ricco, che punta a un divertimento genuino e intelligente, da inserire tra i titoli più belli della tradizione comica italiana. Entrambi i protagonisti interpretano con genio un doppio ruolo, quello dei figli e dei genitori: Ciccio fa sue le movenze compassate che furono di Burt Lancaster nell’“originale” viscontiano, Franco è convincente più che mai nei panni della bruttissima amante. Raimondo Vianello è l’ufficiale garibaldino. Quando entra in scena, Franco esclama: “Guarda chi c’è… Ugo Tognazzi!”.

I garibaldini stanno conquistando il Regno delle Due Sicilie per consegnarlo ai Savoia. Due vagabondi, figli illegittimi di Maria Rosa e dello spiantato barone Tulicò, detto “il leopardo”, si devono mettere sulle tracce del genitore che si è fatto uccel di bosco per spingerlo alle nozze riparatrici.

Nel novero infinito delle parodie portate sullo schermo da Franco e Ciccio, questa le batte tutte. I due, assistiti dall’ottimo Sergio Corbucci, stavolta si cimentano nientemeno che con Il Gattopardo di Luchino Visconti, che non solo è uno dei capolavori incontestabili del cinema mondiale, ma anche l’impresa finanziaria complicata che ha messo in serie difficoltà la Titanus. Il dato storico è importante: I figli del leopardo, grazie al suo enorme successo, contribuisce a risollevare le sorti della casa di produzione. Ma oltre a questo, è un film ricco, che punta a un divertimento genuino e intelligente, da inserire tra i titoli più belli della tradizione comica italiana. Entrambi i protagonisti interpretano con genio un doppio ruolo, quello dei figli e dei genitori: Ciccio fa sue le movenze compassate che furono di Burt Lancaster nell’“originale” viscontiano, Franco è convincente più che mai nei panni della bruttissima amante. Raimondo Vianello è l’ufficiale garibaldino. Quando entra in scena, Franco esclama: “Guarda chi c’è… Ugo Tognazzi!”.

I garibaldini stanno conquistando il Regno delle Due Sicilie per consegnarlo ai Savoia. Due vagabondi, figli illegittimi di Maria Rosa e dello spiantato barone Tulicò, detto “il leopardo”, si devono mettere sulle tracce del genitore che si è fatto uccel di bosco per spingerlo alle nozze riparatrici.


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