IL SEGNO DI VENERE

IL SEGNO DI VENERE

Regia di

Dino Risi

Anno

1955

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Un superbo film d’attori, una smagliante Sophia Loren, una sfavillante Franca Valeri

E a fare di contorno, semplicemente il meglio del panorama cinematografico italiano

Il segno di Venere è prima di tutto un superbo film d’attori. L’idea di partenza, di Cesare Zavattini (che inizialmente pensava a due sorelle), è quella di contrapporre due figure femminili d’avvenenza diametralmente opposta. La scelta delle interpreti non poteva essere più azzeccata. Per la bellona, una smagliante Sophia Loren. Per la cugina toccata da fato meno benigno, la sfavillante Franca Valeri, in uno dei suoi ruoli più belli, che già aveva elaborato per la rivista teatrale. La sua Cesira è un po’ bisbetica, sentimentale, sognatrice, ebbra d’amore, dolce, dietro la scorza di un primo acchito respingente. A fare da contorno alle due donne un gruppo di attori di prima grandezza, segno di come la Titanus fosse la sola casa di produzione in grado di riunire sullo stesso set il meglio in circolazione nel panorama italiano. Il Sordi meschinello, pronto per la prigione; il De Sica poetastro, che si atteggia a galantuomo; Peppino De Filippo, afflitto da un carattere puerile e l’aitante pompiere, Raf Vallone. A Dino Risi il grande merito di avere amalgamato tanta abbondanza, con grande precisione di dosaggio e fluido senso narrativo. 

Le cugine Agnese e Cesira vivono assieme. La prima è una bellezza che attiro gli uomini a frotte, la seconda non può affatto contare sulla stessa avvenenza ma coltiva l’ardente desiderio di trovare qualcuno che la ami. Gli uomini che le parrebbero opportuni di rivelano però inadatti allo scopo, uno dopo l’altro, per motivi diversi. Compreso l’aitante Ignazio, soffiatogli dalla cugina.

Un superbo film d’attori, una smagliante Sophia Loren, una sfavillante Franca Valeri

E a fare di contorno, semplicemente il meglio del panorama cinematografico italiano

Il segno di Venere è prima di tutto un superbo film d’attori. L’idea di partenza, di Cesare Zavattini (che inizialmente pensava a due sorelle), è quella di contrapporre due figure femminili d’avvenenza diametralmente opposta. La scelta delle interpreti non poteva essere più azzeccata. Per la bellona, una smagliante Sophia Loren. Per la cugina toccata da fato meno benigno, la sfavillante Franca Valeri, in uno dei suoi ruoli più belli, che già aveva elaborato per la rivista teatrale. La sua Cesira è un po’ bisbetica, sentimentale, sognatrice, ebbra d’amore, dolce, dietro la scorza di un primo acchito respingente. A fare da contorno alle due donne un gruppo di attori di prima grandezza, segno di come la Titanus fosse la sola casa di produzione in grado di riunire sullo stesso set il meglio in circolazione nel panorama italiano. Il Sordi meschinello, pronto per la prigione; il De Sica poetastro, che si atteggia a galantuomo; Peppino De Filippo, afflitto da un carattere puerile e l’aitante pompiere, Raf Vallone. A Dino Risi il grande merito di avere amalgamato tanta abbondanza, con grande precisione di dosaggio e fluido senso narrativo. 

Le cugine Agnese e Cesira vivono assieme. La prima è una bellezza che attiro gli uomini a frotte, la seconda non può affatto contare sulla stessa avvenenza ma coltiva l’ardente desiderio di trovare qualcuno che la ami. Gli uomini che le parrebbero opportuni di rivelano però inadatti allo scopo, uno dopo l’altro, per motivi diversi. Compreso l’aitante Ignazio, soffiatogli dalla cugina.


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