IO, CHIARA E LO SCURO

IO, CHIARA E LO SCURO

Regia di

Maurizio Ponzi

Anno

1982

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Il film che ha consacrato Francesco Nuti tra i grandi della commedia italiana

Un piccolo gioiello impreziosito da tocchi malinconici, momenti di tensione, rabbia e tenerezza

Un must per gli amanti del biliardo

Nel quadro troppo sovente asfittico del cinema italiano degli anni ’80, questo film sa elevarsi per molti motivi. L’eleganza della messa in scena, il rifiuto della semplice punzecchiatura cabarettistica in favore di una costruzione convincente dei personaggi, la linearità al tempo stesso semplice e raffinata con la quale costruisce il racconto di un’educazione umana e sentimentale. Ne esce una commedia con tocchi malinconici, bei momenti di tensione (su tutti le sfide al biliardo, girate con maestria), delicati cenni all’esempio di Truffaut che non cadono mai nel calco incolore. Francesco Nuti raffina alla perfezione un personaggio che assomma rabbia e tenerezza, con un equilibrio che l’attore (e poi regista) raramente eguaglierà. Un oggetto di sommesso splendore, in un decennio spesso inutilmente sgargiante. Oltre a ciò, una tappa cinematografica d’obbligo per gli amanti del biliardo, che possono qui ammirare le gesta di Marcello Lotti, un campione vero.

Francesco, portiere di un residence, è un abile giocatore di biliardo che si mette nei guai quando perde un sacco di denaro sfidando un campione che tutti chiamano lo “Scuro”. Per pagare il debito, rapina infatti la cassetta di sicurezza del suo posto di lavoro. Per sua fortuna entra nella sua vita la sassofonista Chiara, che con uno stratagemma ben architettato lo aiuterà a trarlo d’impiccio. Ma l’ultima sfida allo Scuro non si può evitare.

Il film che ha consacrato Francesco Nuti tra i grandi della commedia italiana

Un piccolo gioiello impreziosito da tocchi malinconici, momenti di tensione, rabbia e tenerezza

Un must per gli amanti del biliardo

Nel quadro troppo sovente asfittico del cinema italiano degli anni ’80, questo film sa elevarsi per molti motivi. L’eleganza della messa in scena, il rifiuto della semplice punzecchiatura cabarettistica in favore di una costruzione convincente dei personaggi, la linearità al tempo stesso semplice e raffinata con la quale costruisce il racconto di un’educazione umana e sentimentale. Ne esce una commedia con tocchi malinconici, bei momenti di tensione (su tutti le sfide al biliardo, girate con maestria), delicati cenni all’esempio di Truffaut che non cadono mai nel calco incolore. Francesco Nuti raffina alla perfezione un personaggio che assomma rabbia e tenerezza, con un equilibrio che l’attore (e poi regista) raramente eguaglierà. Un oggetto di sommesso splendore, in un decennio spesso inutilmente sgargiante. Oltre a ciò, una tappa cinematografica d’obbligo per gli amanti del biliardo, che possono qui ammirare le gesta di Marcello Lotti, un campione vero.

Francesco, portiere di un residence, è un abile giocatore di biliardo che si mette nei guai quando perde un sacco di denaro sfidando un campione che tutti chiamano lo “Scuro”. Per pagare il debito, rapina infatti la cassetta di sicurezza del suo posto di lavoro. Per sua fortuna entra nella sua vita la sassofonista Chiara, che con uno stratagemma ben architettato lo aiuterà a trarlo d’impiccio. Ma l’ultima sfida allo Scuro non si può evitare.


IO, CHIARA E LO SCURO