LA NONNA SABELLA

LA NONNA SABELLA

Regia di

Dino Risi

Anno

1953

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

La legge del desiderio alla Poveri ma belli si insinua nel paesello del Meridione e diffonde il contagio

Ne resta immune l’irresistibile Tina Pica, sulfurea, bizzosa, durissima a morire

Tratto liberamente da un estroso romanzo di Pasquale Festa Campanile, La nonna Sabella si tuffa nella commedia strapaesana approfittando della presenza energica di Tina Pica, una delle caratteriste più inconfondibili del cinema italiano: sulfurea, bizzosa, autoritaria, e soprattutto dura a morire. Attorno si dispiega un grazioso girotondo di figure tipiche (il prete, la zitella, l’ereditiera sciocchina). Come al solito, Dino Risi padroneggia la materia senza cedimenti, anche quando introduce nel tessuto meridionale la legge del desiderio giovanile. Dunque eccoci di fronte a una commediola gradevole e innocente? Non proprio, a leggere certe critiche del tempo, che denunciavano lo sdoganamento di una sensualità indiscriminata, che non si accontentava di limitarsi ai giovanotti in stile Poveri ma belli. Si veda in effetti quel che succede all’ormai matura sorella della tremenda nonnina, che si strugge d’amore e corona il suo sogno.

Il giovane Raffaele torna in tutta fretta nel paesello campano che l’ha visto nascere perché nonna Sabella sta morendo. Ma la terribile vecchietta aveva fatto la commedia: il suo piano era riportare il giovane a casa per incastrarlo in un matrimonio di convenienza. Peccato che Raffaele metta gli occhi su una coetanea con la quale giocava da bambino, e che ora stenta a riconoscere…

La legge del desiderio alla Poveri ma belli si insinua nel paesello del Meridione e diffonde il contagio

Ne resta immune l’irresistibile Tina Pica, sulfurea, bizzosa, durissima a morire

Tratto liberamente da un estroso romanzo di Pasquale Festa Campanile, La nonna Sabella si tuffa nella commedia strapaesana approfittando della presenza energica di Tina Pica, una delle caratteriste più inconfondibili del cinema italiano: sulfurea, bizzosa, autoritaria, e soprattutto dura a morire. Attorno si dispiega un grazioso girotondo di figure tipiche (il prete, la zitella, l’ereditiera sciocchina). Come al solito, Dino Risi padroneggia la materia senza cedimenti, anche quando introduce nel tessuto meridionale la legge del desiderio giovanile. Dunque eccoci di fronte a una commediola gradevole e innocente? Non proprio, a leggere certe critiche del tempo, che denunciavano lo sdoganamento di una sensualità indiscriminata, che non si accontentava di limitarsi ai giovanotti in stile Poveri ma belli. Si veda in effetti quel che succede all’ormai matura sorella della tremenda nonnina, che si strugge d’amore e corona il suo sogno.

Il giovane Raffaele torna in tutta fretta nel paesello campano che l’ha visto nascere perché nonna Sabella sta morendo. Ma la terribile vecchietta aveva fatto la commedia: il suo piano era riportare il giovane a casa per incastrarlo in un matrimonio di convenienza. Peccato che Raffaele metta gli occhi su una coetanea con la quale giocava da bambino, e che ora stenta a riconoscere…


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