LA PRIMA NOTTE DI QUIETE

LA PRIMA NOTTE DI QUIETE

Regia di

Valerio Zurlini

Anno

1970

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Un capolavoro dell’arte del Novecento, uno scavo densissimo nelle contraddizioni dell’uomo contemporaneo

Alain Delon crea uno dei suoi personaggi più intensi, carico di dolore e capace di improvvisi slanci di dolcezza

Cos’è “la prima notte di quiete”? Lo spiega il professor Dominici: dietro al verso di Goethe, si nasconde il sollievo della morte, un sonno finalmente senza sogni. Valerio Zurlini con questo film si conferma un grande narratore dell’uomo contemporaneo, con tutte le contraddizioni che lo rendono uno straniero a se stesso. Il regista amalgama il sublime delle raffinate citazioni letterarie e pittoriche con il degrado delle ambientazione riminesi livide, volgari, segnate da lugubri penombre. Riesce a tessere un universo straordinariamente denso che alterna tormento, tenerezza, sete di purificazione, senso di colpa, estasi fuggitiva da melodramma puro, derive autodistruttive. Alain Delon, che si appassiona a tal punto al personaggio da partecipare al film anche in veste di produttore (non senza screzi con Zurlini), nei panni del professore crea uno dei suoi personaggi più intensi, impregnato di angoscia e capace di improvvisi slanci di dolcezza. La prima notte di quiete è un capolavoro dell’arte del Novecento.

Daniele Dominici, un uomo dal passato oscuro, giunge a Rimini per insegnare in un liceo. Qui comincia a frequentare una compagnia di vitelloni e si invaghisce di Vanina, una sua allieva: anche lei ha alle spalle un’esperienza di vita da nascondere. Il professore convive però con una donna che ha lasciato il marito per lui, e teme che il suo amore per Vanina possa spingere la donna al suicidio. Una folle corsa in auto sulla strada nebbiosa metterà fine alla vita di Daniele.

Un capolavoro dell’arte del Novecento, uno scavo densissimo nelle contraddizioni dell’uomo contemporaneo

Alain Delon crea uno dei suoi personaggi più intensi, carico di dolore e capace di improvvisi slanci di dolcezza

Cos’è “la prima notte di quiete”? Lo spiega il professor Dominici: dietro al verso di Goethe, si nasconde il sollievo della morte, un sonno finalmente senza sogni. Valerio Zurlini con questo film si conferma un grande narratore dell’uomo contemporaneo, con tutte le contraddizioni che lo rendono uno straniero a se stesso. Il regista amalgama il sublime delle raffinate citazioni letterarie e pittoriche con il degrado delle ambientazione riminesi livide, volgari, segnate da lugubri penombre. Riesce a tessere un universo straordinariamente denso che alterna tormento, tenerezza, sete di purificazione, senso di colpa, estasi fuggitiva da melodramma puro, derive autodistruttive. Alain Delon, che si appassiona a tal punto al personaggio da partecipare al film anche in veste di produttore (non senza screzi con Zurlini), nei panni del professore crea uno dei suoi personaggi più intensi, impregnato di angoscia e capace di improvvisi slanci di dolcezza. La prima notte di quiete è un capolavoro dell’arte del Novecento.

Daniele Dominici, un uomo dal passato oscuro, giunge a Rimini per insegnare in un liceo. Qui comincia a frequentare una compagnia di vitelloni e si invaghisce di Vanina, una sua allieva: anche lei ha alle spalle un’esperienza di vita da nascondere. Il professore convive però con una donna che ha lasciato il marito per lui, e teme che il suo amore per Vanina possa spingere la donna al suicidio. Una folle corsa in auto sulla strada nebbiosa metterà fine alla vita di Daniele.


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