LA SCULACCIATA

LA SCULACCIATA

Regia di

Pasquale Festa Campanile

Anno

1974

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Un tour de force grottesco e surreale tra i rimedi più inefficaci per risolvere l’impotenza maschile

Sydne Rome, le prova tutte, ma il maschio è davvero liberato?

Un’esplorazione sconcertante nel pianeta sesso degli italiani

Pasquale Festa Campanile, grande esploratore del pianeta sesso in quel piccolo lembo di Terra che si chiama Italia, con La sculacciata firma uno dei suoi film più felicemente sconcertanti, un vero e proprio tour de force nelle nevrosi di un paese solo apparentemente liberato. Il film è una sorta di catalogo grottesco e surreale di rimedi e surrogati puntualmente fallimentari, proposti da una Sydne Rome spesso deliziosamente svestita: la dieta afrodisiaca (ma le ostriche sono troppo costose e si devia sulla cipolla), la pace agreste, il kamasutra assurdamente contorto, il sadomasochismo, l’ammucchiata, il turpiloquio, il vibratore (alla fine ci fanno la maionese), la prostituzione per finta, la menomazione per finta (con un tocco alla Buñuel) e davvero tanto altro ancora. Compresa la sculacciata del titolo. Come direbbero in un’opera su un grande amatore: “Madamina, il catalogo è questo”.

Carlo e la moglie Elena si trovano ad affrontare una crisi: lui, infatti, si è scoperto impotente all’improvviso. Lei cerca in tutti i modi di risvegliarne l’appetito, ma tutto sembra vano. La donna tenta il suicidio e lui, nell’atto di salvarla, ritrova d’incanto la virilità.

Un tour de force grottesco e surreale tra i rimedi più inefficaci per risolvere l’impotenza maschile

Sydne Rome, le prova tutte, ma il maschio è davvero liberato?

Un’esplorazione sconcertante nel pianeta sesso degli italiani

Pasquale Festa Campanile, grande esploratore del pianeta sesso in quel piccolo lembo di Terra che si chiama Italia, con La sculacciata firma uno dei suoi film più felicemente sconcertanti, un vero e proprio tour de force nelle nevrosi di un paese solo apparentemente liberato. Il film è una sorta di catalogo grottesco e surreale di rimedi e surrogati puntualmente fallimentari, proposti da una Sydne Rome spesso deliziosamente svestita: la dieta afrodisiaca (ma le ostriche sono troppo costose e si devia sulla cipolla), la pace agreste, il kamasutra assurdamente contorto, il sadomasochismo, l’ammucchiata, il turpiloquio, il vibratore (alla fine ci fanno la maionese), la prostituzione per finta, la menomazione per finta (con un tocco alla Buñuel) e davvero tanto altro ancora. Compresa la sculacciata del titolo. Come direbbero in un’opera su un grande amatore: “Madamina, il catalogo è questo”.

Carlo e la moglie Elena si trovano ad affrontare una crisi: lui, infatti, si è scoperto impotente all’improvviso. Lei cerca in tutti i modi di risvegliarne l’appetito, ma tutto sembra vano. La donna tenta il suicidio e lui, nell’atto di salvarla, ritrova d’incanto la virilità.


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