LA VIACCIA

LA VIACCIA

Regia di

Mauro Bolognini

Anno

1961

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

La raffinatezza di Mario Bolognini espressa nel migliore dei modi

Una squisita trasposizione letteraria sostenuta dal fascino e dalla bellezza di due star di prima grandezza internazionale al loro Zenith

La viaccia è uno dei film migliori di Mauro Bolognini, regista eclettico e di vasta cultura, attento creatore di un cinema squisitamente letterario, fondato sull’accurata ricostruzione d’ambiente, con un gusto pittorico nella composizione dell’inquadratura supportato da un finissimo lavoro scenografico. Il film è uno degli esempi più significativi di quella tradizione europea di film desunti da opere letterarie (da un romanzo di Marco Pratesi, con Vasco Pratolini tra gli sceneggiatori) che negli anni ’60 raggiunge i più alti risultati con Il Gattopardo di Luchino Visconti. Ma è anche una fulgida dimostrazione della capacità del regista, qui supportato da due stardi prima grandezza, di ritrarre i cambiamenti di forza e gerarchia di un mondo in trasformazione.

Toscana, fine Ottocento. L’anziano Casamonti muore esprimendo la volontà di nominare suo unico erede il figlio Stefano. Con un abile maneggio sarà invece l’altro figlio Ferdinando ad accaparrarsi l’eredità. L’oggetto del contendere è la proprietà terriera de “La Viaccia”, dalla quale viene allontanato il giovane Ghigo, che segue lo zio Ferdinando a Firenze per lavorare nella sua bottega. In città Ghigo s’innamora di Bianca, un’affascinante prostituta scaltra e indipendente.

La raffinatezza di Mario Bolognini espressa nel migliore dei modi

Una squisita trasposizione letteraria sostenuta dal fascino e dalla bellezza di due star di prima grandezza internazionale al loro Zenith

La viaccia è uno dei film migliori di Mauro Bolognini, regista eclettico e di vasta cultura, attento creatore di un cinema squisitamente letterario, fondato sull’accurata ricostruzione d’ambiente, con un gusto pittorico nella composizione dell’inquadratura supportato da un finissimo lavoro scenografico. Il film è uno degli esempi più significativi di quella tradizione europea di film desunti da opere letterarie (da un romanzo di Marco Pratesi, con Vasco Pratolini tra gli sceneggiatori) che negli anni ’60 raggiunge i più alti risultati con Il Gattopardo di Luchino Visconti. Ma è anche una fulgida dimostrazione della capacità del regista, qui supportato da due stardi prima grandezza, di ritrarre i cambiamenti di forza e gerarchia di un mondo in trasformazione.

Toscana, fine Ottocento. L’anziano Casamonti muore esprimendo la volontà di nominare suo unico erede il figlio Stefano. Con un abile maneggio sarà invece l’altro figlio Ferdinando ad accaparrarsi l’eredità. L’oggetto del contendere è la proprietà terriera de “La Viaccia”, dalla quale viene allontanato il giovane Ghigo, che segue lo zio Ferdinando a Firenze per lavorare nella sua bottega. In città Ghigo s’innamora di Bianca, un’affascinante prostituta scaltra e indipendente.


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