MALINCONICO AUTUNNO

MALINCONICO AUTUNNO

Regia di

Raffaello Matarazzo

Anno

1958

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

L’ultimo grande melodramma di Raffaello Matarazzo con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson.

Un film che chiude un cerchio e ne apre molti altri.

Malinconico autunno chiude un cerchio. A 9 anni di distanza da Catene, è l’ultimo film in cui  Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, la coppia che ha rivoluzionato il cinema melodrammatico, recitano per Raffaello Matarazzo. Ma non è affatto un ritorno tardivo a vecchie formule consunte. Le laceranti passioni di un tempo cedono qui il passo a un tono più sobrio e dimesso, a quel senso di malinconia autunnale che il titolo del film lascia giustamente presagire. “Grande film sradicato”, lo definisce uno dei più appassionati cultori del cinema di Matarazzo, il critico Sergio Germani: all’apparenza un limpido richiamo alla necessità del vincolo famigliare, a uno sguardo più attento un’opera che sfugge dalle facili etichettature e dissemina lungo il suo percorso crisi, dubbi, false piste, zone d’ombra. Un film che chiude un cerchio e ne apre molti altri.

A Barcellona, il piccolo Luca, orfano di padre e con una madre impegnata a lavorare tutto il santo giorno, è accusato di aver provocato un danno alla scuola elementare che frequenta. Andrea, un marinaio dal passato torbido, si offre di toglierlo dai guai pagando i danni. Ma la madre, povera ma piena di dignità, impone al figlio di restituire il denaro. Recatosi al porto, il bambino, all’insaputa di tutti, rimane sulla nave che prende il largo. Nel corso del viaggio, il legame tra Luca e Andrea si rafforza. Al rientro, il marinaio si innamora della madre del piccolo. Prima di formare una nuova famiglia, dovrà però regolare i conti col passato.

L’ultimo grande melodramma di Raffaello Matarazzo con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson.

Un film che chiude un cerchio e ne apre molti altri.

Malinconico autunno chiude un cerchio. A 9 anni di distanza da Catene, è l’ultimo film in cui  Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, la coppia che ha rivoluzionato il cinema melodrammatico, recitano per Raffaello Matarazzo. Ma non è affatto un ritorno tardivo a vecchie formule consunte. Le laceranti passioni di un tempo cedono qui il passo a un tono più sobrio e dimesso, a quel senso di malinconia autunnale che il titolo del film lascia giustamente presagire. “Grande film sradicato”, lo definisce uno dei più appassionati cultori del cinema di Matarazzo, il critico Sergio Germani: all’apparenza un limpido richiamo alla necessità del vincolo famigliare, a uno sguardo più attento un’opera che sfugge dalle facili etichettature e dissemina lungo il suo percorso crisi, dubbi, false piste, zone d’ombra. Un film che chiude un cerchio e ne apre molti altri.

A Barcellona, il piccolo Luca, orfano di padre e con una madre impegnata a lavorare tutto il santo giorno, è accusato di aver provocato un danno alla scuola elementare che frequenta. Andrea, un marinaio dal passato torbido, si offre di toglierlo dai guai pagando i danni. Ma la madre, povera ma piena di dignità, impone al figlio di restituire il denaro. Recatosi al porto, il bambino, all’insaputa di tutti, rimane sulla nave che prende il largo. Nel corso del viaggio, il legame tra Luca e Andrea si rafforza. Al rientro, il marinaio si innamora della madre del piccolo. Prima di formare una nuova famiglia, dovrà però regolare i conti col passato.


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